Imu: abolizione della seconda rata, ma lo stop non è per tutti

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La seconda rata dell’Imu non si pagherà. Eccezion fatta per i residenti dei comuni che hanno alzato le aliquote rispetto all’anno passato e che, entro il 16 gennaio 2014, dovranno versare la differenza tra il 50% del tributo pagato nel 2012 ed il 50% di quello che avrebbero dovuto corrispondere quest’anno. Una manovra che grava sui cittadini per almeno la metà dei 500 milioni previsti per i sindaci come rimborso per la cancellazione dell’imposta municipale. A deciderlo, il consiglio dei ministri di ieri, che ha approvato il decreto legge sullo stop all’Imu in via definitiva, e che ferma il conto da pagare per il mancato saldo 2013 a 2.1 miliardi. Liquidità che verrà reperita attraverso un aumento degli anticipi Ires e Irap per banche e assicurazioni.

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Istituti di credito e compagnie assicurative: via al maxi acconto

L’importo della rata dell’Imu abolita è di 2.150 miliardi, compresi gli immobili strumentali agricoli, e viene coperta essenzialmente con interventi sul sistema bancario per una quota di un terzo con anticipi sull’imposizione del risparmio amministrato e due terzi con aumenti di anticipi su Ires e Irap a fronte di un aumento delle aliquote che graverà solo per un anno sulle banche.

Lo ha dichiarato direttamente il Ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, confermando inoltre che l’anticipo corrisposto “sarà vicino al 130%”. Non solo. Gli stessi soggetti che vedranno salire gli anticipi Ires e Irap fino a tale percentuale, nell’anno di imposta 2013 faranno i conti con un’addizionale dell’8.5% sull’Ires per un prelievo una tantum pari al 36% del reddito (tre punti in più rispetto a quanto gravava la vecchia Irpeg).

Beni agricoli e rimborsi ai comuni

Sui tasti dolenti del provvedimento, l’esecutivo ha saputo scendere a compromessi. In merito ai beni agricoli, secondo il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi, lo stop del saldo riguarderà solo “i fabbricati rurali e i terreni agricoli per la parte coltivata”. Anche perché l’esenzione totale (e quindi sia per i beni coltivati che non) avrebbe richiesto almeno 200 milioni in più.
Per il reperimento dei 500 milioni necessari per calcolare sulle aliquote 2013, anziché su quelle 2012, i versamenti ai comuni in virtù della cancellazione della seconda rata, il Governo ha fissato al 50% della tassa versata l’anno scorso il tetto massimo del rimborso. E se, come ha confermato palazzo Chigi, “metà dell’importo viene ristorata dallo stato”, la rimanente parte dovrà essere versata, entro il 16 gennaio e “a fini perequativi”, direttamente dai contribuenti.  

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore