Immobili, l’Imu pesa ancora sulle prime case

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L’Imu non è sparita dal panorama delle tasse da pagare. Insieme a Tasi sui servizi indivisibili, e a Tari sui rifiuti, una delle fette più importanti della Iuc, l’imposta unica comunale, grava ancora su alcune tipologie di immobili.

I casi in cui l’Imu è ancora in vigore

Abitazioni signorili (A1), ville (A8) e castelli e palazzi storici (A9). Sono queste le categorie catastali delle prime case ancora soggette al pagamento dell’Imu. E per tali tipologie non vale nemmeno la regola per cui, se l’immobile in questione è in comodato d’uso ai figli, può venir assimilato alla prima casa e risultare dunque esente dall’imposta.
I proprietari residenti e domiciliati in questo genere di case, pur potendo usufruire della detrazione di 200 euro, dovranno pagare l’aliquota standard del 4 per mille, che i comuni sono liberi di modificare ulteriormente al ribasso o al rialzo entro un minimo del 2 ed un massimo del 6 per mille.
L’imposta, per le case differenti dalla principale, graverà invece sui proprietari con un’aliquota al 7.6 per mille, variabile a discrezione del sindaco fino ad un tetto massimo del 10.6 per mille.

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Irpef e relative addizionali, quando vanno pagate

Un’altra imposta che torna a bussare alla porta dei proprietari di casa è l’Irpef. In particolare, chi possiede seconde case sfitte nello stesso comune della principale dovrà versare il 50% di Irpef e relative addizionali, in modo che il reddito di tali immobili partecipi a quello complessivo dei proprietari per la metà del suo valore.

La Tasi

Da non dimenticare è infine il nuovo tributo sui servizi indivisibili, che soppianta la maggiorazione Tares di 30 centesimi al metro quadro. La Tasi parte da un’aliquota base dell’1 per mille, che potrà aumentare entro l’anno in corso fino ad un massimo del 2.5, e dal 2015 fino al 6 per mille. Sommate, Imu e Tasi non possono superare l’aliquota massima consentita, ovvero il 6 per mille per le prime case di lusso ed il 10.6 per mille per gli altri immobili.
Secondo un correttivo del governo Letta, che non si è però mai tramutato in decreto, si potrebbe far salire l’aliquota Tasi dello 0.8 per mille, per consentire ai comuni di portare al 3.3 per mille il tributo sulla prima casa e all’11.4 per mille la somma di Imu e Tasi sugli altri immobili. La scelta, ora, spetta al governo Renzi.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore