Legge di stabilità, ecco gli emendamenti proposti

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L’analisi degli oltre 3mila emendamenti alla legge di stabilità 2014 continua serrata in commissione bilancio del senato. Molte le proposte che non hanno superato lo scoglio dell’ammissibilità, in primis quella relativa all’estensione della no tax area. I correttivi che sono stati accolti, invece, dovranno fare i conti con la mediazione tra le forze politiche in campo.

No all’estensione della riduzione fiscale, sì al credito per piccole e medie imprese

[custom_frame_left shadow=”on”] Piccole e medie imprese[/custom_frame_left]

Tra i primi emendamenti ‘decapitati’ in commissione, quello relativo all’innalzamento della no tax area da 8mila a 12mila euro, presentato da Pd e Pdl. La proposta è stata respinta per inadeguatezza di coperture. Esentare dall’Irpef i redditi inferiori ai 12mila euro sarebbe infatti costato troppo (quasi 4 miliardi, individuati con tagli alla pubblica amministrazione). Secondo quanto dichiarato dai primi firmatari Cinzia Bonfrisco (Pdl) e Giancarlo Sangalli (Pd), è comunque prevista una riformulazione della modifica presentata.
Ad essere vista di buon occhio, invece, la richiesta di tutta la maggioranza di agevolare la portabilità dei conti correnti eliminando le spese aggiuntive e fissando un termine di 14 giorni per completare il trasferimento. Reazione positiva l’ha avuta anche la piattaforma nazionale di garanzia per favorire il credito alle piccole e medie imprese e ai consumatori, annunciata dal relatore Santini (Pd). Il fondo si avvarrebbe di 350 milioni l’anno, elevabili a 700 milioni attraverso il contributo delle regioni per il fondo di garanzia dei progetti di innovazione e ricerca, e di 15 milioni l’anno per la garanzia al consumo.

Agevolazioni cartelle Equitalia, riduzione del cuneo fiscale e spending review

[custom_frame_left shadow=”on”] Equitalia[/custom_frame_left]

Le discussioni tra Pd e Pdl hanno iniziato ad accendersi a partire dal correttivo firmato dal relatore Pdl Antonio D’Alì sull’estensione ai lavoratori stagionali dei bonus Irap per le nuove assunzioni a tempo indeterminato tramite una nuova versione della chiusura agevolata delle cartelle Equitalia. La misura, che secondo i promotori consentirebbe di ottenere 800 milioni di euro con cui ridurre il cuneo fiscale e le pensioni, prevede, per tutti i carichi inclusi in ruoli e affidati ai concessionari dei servizi di riscossione fino al 31 dicembre 2012, la possibilità di estinguere il debito senza interessi di mora e senza sanzioni pagando l’80% dell’imposta iscritta a ruolo.Il Pd, il quale ritiene la proposta una sorta di condono su tasse dovute e già accertate che in questo modo non sarebbero più riscosse per intero, preferisce ragionare sul taglio Irpef su una fascia di reddito non superiore ai 30mila euro, per garantire un bonus sui 200 euro netti l’anno da riconoscere in soluzione unica. Un’altra idea sul tema della riduzione del costo del lavoro è stata avanzata dal presidente della commissione lavoro del senato Maurizio Sacconi, che propone di tassare tutto il salario di produttività al 10%, in modo da colpire solo i redditi inferiori ai 40.000 euro annui su una retribuzione lorda non superiore ai 6.000 euro.
Tra le novità presentate in commissione bilancio, quella di un sistema di tagli alla spesa maggiormente vigoroso potrebbe trasformarsi in un anticipo della spending review targata Cottarelli. E’ stato lo stesso commissario straordinario a consegnare le linee guida di un piano d’azione che potrebbe anticipare una parte sostanziosa degli interventi sulla spending review e che dovranno essere vagliate lunedì prossimo dal comitato interministeriale presieduto da Enrico Letta prima di passare in parlamento. La manovra è ben vista sia dal sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, che dal relatore sulla legge di stabilità Giorgio Santini.

Il nodo pensioni

Unanimi (ma ancora in aperta mediazione) le riflessioni di Pd, Pdl e Scelta Civica sulle pensioni e sul meccanismo di indicizzazione per fasce di reddito riattivato a partire dal 2014 ad esclusione di quelle sei volte oltre il minimo. E’ di nuovo Sacconi ad avanzare un prototipo di rivalutazione, pari al 100% fino a 3 volte il trattamento minimo, al 90% tra 3 e 5 volte, al 75% tra 5 e 6 volte, al 50% tra 6 e 12 volte, e a 30% oltre 12 volte. La correzione così avanzata richiederebbe una copertura ulteriore, visto che i risparmi previsti per il 2014 dall’ipotesi governativa valgono 380 milioni netti.

La questione spiagge

[custom_frame_left shadow=”on”] Privatizzazione spiagge[/custom_frame_left]

Oltre alle cartelle Equitalia, ad agitare le acque tra Pd e Pdl è stato il tema della vendita delle spiagge, nonostante i relativi emendamenti abbiano superato lo scoglio dell’ammissibilità. Firmato dal relatore Pdl alla legge di stabilità, Antonio D’Alì, il correttivo sulla vendita delle concessioni balneari prevede che le risorse derivanti dalla sdemanializzazione delle spiagge (dai 5 ai 10 miliardi, secondo il Pdl) vengano utilizzate per finanziare in parte gli investimenti nel turismo e il nuovo Tributo Unico Comunale (Tuc), proposto sempre da D’Alì per cancellare la riforma immobiliare esentando dal pagamento l’abitazione principale. Le aree occupate da manufatti e proprietà immobiliari degli stabilimenti balneari, di fatto, verrebbero privatizzate con diritto di opzione per i concessionari già esistenti; la restante parte delle concessioni – “arenili e ombreggi” – rimarrebbero al demanio pubblico, “soggetto alla concorrenza” e quindi alle aste. Permane l’obbligo, in entrambi i casi, di “garantire l’accesso al mare a chiunque e di mantenere la destinazione turistico-ricettiva”.
Il governo, a partire dal viceministro dell’economia Stefano Fassina, si dice contrario all’ipotesi di sdemanializzazione: “Ancora una volta si cerca di strumentalizzare una situazione. L’incertezza delle aziende balneari va affrontata e lo faremo, in modo da salvaguardare le specificità delle nostre aziende”. Secondo Fassina l’intervento non risolve i problemi finanziari “perché le risorse andrebbero prevalentemente a riduzione del debito quindi non possono essere utilizzate per ridurre le tasse su lavoro, imprese o casa”.

Riformulare l’Opa

Maggioranza e opposizione tornano unite sulla riforma dell’Opa, una materia che, data la sua complessità, richiederà tuttavia un’istruttoria adeguata e tempi di lavorazione più lunghi. A depositare l’emendamento sull’Opa è stato il presidente della commissione industria del senato, Massimo Mucchetti. L’emendamento stabilisce che è tenuto a lanciare l’offerta pubblica d’acquisto chiunque acquisisca, anche attraverso un’azione di concerto, il controllo di fatto della società “qualora la partecipazione acquisita dia diritti di voto inferiori al 30% del capitale ordinario, purché superiore al 15%”. Per “controllo di fatto” s’intende “il potere di nomina, con voto determinante in almeno due assemblee ordinarie consecutive, di un numero di amministratori in grado di esprimere la maggioranza deliberante per le materie di gestione ordinaria”. Sarà la commissione nazionale per le società e la borsa, ovvero la Consob, ad individuare “con cadenza almeno annuale” le società nelle quali un azionista o un gruppo di azionisti esercitano il controllo di fatto con una partecipazione tra il 15 e il 30%.

Gli altri correttivi: sanità, editoria e cultura

[custom_frame_left shadow=”on”] Correttivi editoria[/custom_frame_left]

In ballo su sanità e farmaci spicca, tra le altre, la proposta che permetterebbe ad asl e ospedali di bandire gare per acquistare medicinali anche non terapeuticamente equivalenti. E non sono mancati correttivi riguardanti alcune norme non inserite nel decreto istruzione e nel decreto pubblica amministrazione del 31 ottobre scorso, come la proroga dei contratti del personale della pubblica amministrazione, le novità sulle graduatorie della scuola, lo sport, l’editoria, le stazioni appaltanti, e la cultura. Proprio in quest’ultimo settore sembra che alcuni emendamenti riguarderanno il teatro alla scala di Milano, altri il commissariamento del teatro Petruzzelli di Bari, e finanziamenti alle fondazioni liriche e ai musei. Senza contare la possibilità che vengano prorogati i contratti del personale della cultura e ripartiti alcuni fondi del ministero delle infrastrutture a favore del ministero dei beni culturali.
In ambito editoriale, pare inoltre che si stiano preparando a palazzo Chigi delle norme, da presentare sotto forma di emendamenti, valide per la proroga al 31 dicembre 2016 del sistema delle tariffe postali massime e l’estensione dell’aliquota Iva ridotta del 10% per i canoni di abbonamento alle testate giornalistiche tematiche in regola con la legge sulla stampa.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, La Stampa