Prima casa, la Tasi costerà più dell’Imu?

Prelievo fiscale

Nuove sigle, vecchi timori. Con l’introduzione della Tasi al posto dell’Imu sulla prima casa – dopo la cancellazione dell’acconto di giugno e in attesa di notizie certe sul saldo di dicembre dell’imposta municipale – il decreto sulla legge di stabilità varato dal governo e pronto a passare al Parlamento prevede per il 2014 l’arrivo della cosiddetta service tax, ovvero Tasi e Tari insieme. La prima tassa connessa ai servizi indivisibili, come l’illuminazione pubblica e la manutenzione del verde e delle strade, la seconda a sostituzione della Tares per i rifiuti. Tra i nuovi acronimi, tuttavia, continua ad aggirarsi lo spettro di un prelievo più pesante per le famiglie.

La realtà dei fatti

Un’abitazione principale di 110 metri quadri con 425 euro di rendita catastale a cui si applicava l’aliquota base Imu dello 0.4% (4 per mille) rischia di pagare di più sia rispetto a quest’anno che al 2012. A determinare l’entità del prelievo sarà il comune, il cui libero arbitrio è vincolato da alcuni tetti massimi imposti dalla legge di stabilità. Per la Tasi sulla prima casa, non si potrà superare lo 0.25% (2.5 per mille) nel 2014, mentre per le seconde case e gli altri immobili il prelievo complessivo di Imu e Tasi non potrà andare oltre l’aliquota Imu massima per il 2013. Ma la differenza rischiano di farla lo 0.1% in più di prelievo, che i sindaci avranno la possibilità di sfruttare potendo così portare la tassazione totale fino all’aliquota dell’1.16%, ed il ritorno dell’Irpef sulle seconde case affittate. Rispetto ai primi due anni di Imu, chi ha una casa non affittata nello stesso comune in cui possiede la prima dovrà pagare nel 2014 l’Irpef ad aliquota marginale sul 50% del reddito.

A pagare, poi, non saranno più solo i proprietari. Anche gli  inquilini, nel 2014, saranno oggetto del nuovo regime fiscale immobiliare. Lo stesso provvedimento riguarderà gli affittuari di immobili diversi dalle case, e chi ha ricevuto un immobile in comodato gratuito. La Tasi spetterà a loro per un valore che, a seconda delle scelte dei singoli comuni, potrà oscillare dal 10 al 30% dell’importo complessivo. Per quanto riguarda la Tari, calcolata in relazione ai metri quadrati, i comuni potranno decidere di collegarla agli indici di producibilità dei rifiuti già a partire da gennaio. Il che significa che le tariffe potranno essere calcolate fin dall’inizio dell’anno prossimo moltiplicando il costo del servizio al metro quadrato per uno o più coefficienti di produttività di rifiuti. Un bar o un fruttivendolo, in sostanza, potrebbero pagare molto di più di uno studio professionale di pari superficie.

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Buone notizie

Di relativamente positivo c’è che imprese e professionisti potranno dedurre l’Imu pagata quest’anno nella prossima dichiarazione dei redditi. Un’agevolazione che però sfiorerà il 20%, riguarderà solo Irpef e Ires ma non Irap, ed escluderà le imprese in perdita, pari ad un terzo delle società di capitali. Migliora il quadro la decisione di estendere la validità di alcuni provvedimenti per tutto il 2014. In primis, il bonus per i maxi sconti fiscali per i lavori in casa, che resterà al 50% per un tetto massimo di spesa di 96mila euro, e scenderà al 40% per tutto il 2015. L’altra proroga per tutto l’anno che verrà riguarda la detrazione Irpef del 50%, fino ad un massimo di 10mila euro, per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici in abitazioni in cui sono stati effettuati lavori di ristrutturazione. Confermato anche l’ecobonus per gli interventi di riqualificazione e risparmio energetico, che resterà al 65% per il 2014, e scenderà al 50% nel 2015.

 

Simona Di Michele


Fonti
Il Sole 24 Ore