Riforma catasto, il via libera all’operazione fra non meno di 4 anni

[custom_frame_center shadow=”on”]Riforma del catasto[/custom_frame_center]

La riforma del catasto, con cui i valori fiscali degli immobili potranno avvicinarsi a quelli di mercato, non vedrà la luce prima di quattro anni. Molte, del resto, le operazioni previste per riordinare il catasto.

Riformare il catasto, cosa prevede la delega

Anzitutto, il valore patrimoniale medio andrà stabilito sulla base del valore di mercato, che dovrà essere espresso in metri quadri e determinato a partire da complesse funzioni algoritmiche. L’elaborazione di queste ultime, da sola, richiederà tempi non brevi. Unitamente alla scelta delle case campione su cui testarle, e alla ancora non risolta questione dei 3-4 milioni di mappe catastali mancanti.
La rendita catastale, utile per calcolare le imposte sui redditi, si dovrà poi stabilire tramite metodologie simili a quelle usate per il valore, ma si dovrà fondare sul valore locativo ed andrà espressa anch’essa in metri quadrati.
Revisione degli estimi e classamento saranno appannaggio dei comuni, mentre le entrate dovranno partecipare all’elaborazione di piani per lo scambio di informazioni con gli enti locali, e sostituirsi completamente ad essi laddove dovessero fallire il proprio compito.
Totalmente da ridefinire sarà infine il sistema delle commissioni censuarie e delle sanzioni catastali.

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Cosa possono fare i contribuenti

Con la revisione della rendita catastale, e dunque con l’aumento della base imponibile, si dovrà fare i conti con una rimodulazione delle aliquote Imu, e di tutte quelle situazioni in cui sono coinvolti i limiti di reddito entro i quali va calcolato il valore catastale (ad esempio nel caso dell’Isee), o la rendita catastale stessa.
Ai cittadini spetterà il compito di monitorare gli aumenti d’imposta in tutti i comuni e di metterli a confronto col gettito finale al netto dei nuovi accatastamenti. Qualora vengano riscontrate anomalie, il contribuente potrà ricorrere in autotutela in merito all’attribuzione delle nuove rendite e fare ricorso per l’annullamento della delibera comunale che fissa aliquote troppo alte.

Simona Di Michele 

Fonti Il Sole 24 Ore