Taglio cuneo fiscale, per Confindustria la sola strada è la crescita

[custom_frame_center shadow=”on”] Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi[/custom_frame_center]

“E’ importante rimboccarsi le maniche e iniziare ad operare con determinazione e con forza nella direzione giusta”. Che, per Giorgio Squinzi, equivale alla ripresa della crescita. Il monito del presidente di Confindustria scaturisce dalla consapevolezza che “la situazione è molto seria. Chiedendo investimenti alle imprese, [il ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, ndr] dimentica che prima abbiamo bisogno di ritrovare la crescita. Senza, le aziende in questo momento hanno tutte grandi capacità produttive inutilizzate”. La legge di stabilità, da questo punto di vista, secondo Squinzi non ha fornito le risposte che servivano. A partire dalla riduzione del cuneo fiscale e contributivo, a quota 52.9% nel 2012 (la percentuale più alta d’Europa, fatto salvo il Belgio), e verso la quale l’esecutivo ha proposto tagli di appena 1.1 miliardi nel 2014, a fronte dei 15-20 miliardi caldamente suggeriti dal capo degli industriali.“Ridurre il cuneo, come raccomandano tutte le istituzioni nazionali ed internazionali, è il primo passo da compiere – ha confermato Squinzi – una scelta strategica che porta ad aumentare il reddito disponibile di famiglie e imprese, e dunque sostenere i consumi e restituire competitività alle imprese”.

Cosa chiedono le imprese

E’ dal 2008, secondo quanto sottolineato dal presidente di Confindustria, che le risposte ai problemi delle aziende sono state inesistenti o parziali: “le imprese chiedono cose che dovrebbero essere quasi scontate ma invece appaiono quasi impossibili da ottenere”. Alleggerimento degli iter burocratici, equiparazione del costo del lavoro al livello degli altri paesi industrializzati, infrastrutture degne del secondo paese manifatturiero d’Europa, costo del denaro accessibile per gli investimenti, giustizia in tempi rapidi e fisco meno invasivo, digitalizzazione all’altezza dei paesi competitori. Sono queste alcune delle riforme strutturali indispensabili, secondo Squinzi, per “liberare la potenzialità e la forza delle nostre imprese”.

La legge di stabilità secondo il presidente di Confindustria

“Il governo appare più distratto dai temi di cronaca elettorale che concentrato sul futuro del paese”. Un “rischio gravissimo”, secondo il capo degli industriali, preoccupato da un lato dalla “carenza di scelte coraggiose” e dall’altro dal “rischio di un ulteriore indebolimento nel corso dell’iter parlamentare”.
A subire le critiche di Squinzi, la scelta dell’uso dei crediti delle imprese per finanziare l’Imu sulla prima casa, e la maggiorazione al 101% degli acconti di imposta. Ma anche la deducibilità parziale dell’Imu al 30%, e per un solo anno, che secondo Confindustria non basta per ridurre un prelievo ingiustificato sui fattori della produzione. C’è condivisione, invece, nei confronti delle cifre annunciate per i tagli sulla spesa, pari a 32 miliardi nel triennio. “Ci auguriamo che siano veramente realizzabili” ha confermato Squinzi. Ma la preoccupazione rimane: senza una seria politica industriale, anche la resistenza dei più forti potrebbe venir meno. “E sarebbe il crollo per l’intero castello”.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore