Taglio del cuneo fiscale: cosa intende fare il governo Letta

Enrico letta

A ridosso della presentazione al Parlamento italiano ed europeo della legge di stabilità, prevista entro il prossimo 15 ottobre, i membri dell’esecutivo Letta continuano a confrontarsi sugli interventi  necessari per ridurre il cuneo fiscale. Il taglio del costo del lavoro, secondo quanto ribadito dal premier e come sancito nel Def (il Documento di Economia e Finanza in attesa di approvazione dal prossimo Consiglio dei Ministri), rimane obiettivo prioritario del governo. Obiettivo che, come hanno sottolineato Confindustria e sindacati, necessita di almeno 5 miliardi di euro iniziali per essere raggiunto. Molte le ipotesi di intervento ancora al vaglio, in un quadro complesso che non può non tener conto di altre variabili, dalle coperture per l’Imu e l’Iva, alla necessità di mantenere il disavanzo entro il 3% del Pil.

Cuneo fiscale, oggi e domani I numeri parlano chiaro. Con un cuneo fiscale pari al 47.6% nel 2012 per un single senza figli, l’Italia è al sestultimo posto nella classifica dell’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, contro una media generale del 35.6%. Considerando gli oneri legati a Irap, Tfr e Inail, calcolati da Confindustria, il nostro paese raggiunge addirittura la penultima posizione, con il cuneo che svetta al 53.4%. Una situazione, quella italiana, che dal 2002 al 2012 non ha smesso di peggiorare, visto l’aumento del cuneo dell’1% quando l’Ocse ha registrato una flessione complessiva dello 0.9%. Per una reale proposta sul taglio del cuneo fiscale bisognerà attendere metà ottobre, quando le varie ipotesi che attualmente sono al vaglio di concerto tra esecutivo, ministero del lavoro e ministero dell’economia potrebbero assumere una forma più concreta. Lo stesso premier Letta ha ribadito che il governo “sta valutando la fattibilità e i tipi di interventi”. Si tratterà molto probabilmente di misure con “una durata pluriennale”, secondo quanto ribadito dal ministro del lavoro Giovannini, “ma questo si vedrà in base alle risorse disponibili che stiamo verificando”. Tra le ipotesi di intervento poste sul tavolo, l’esclusione dell’Irap dai nuovi contratti, la riduzione dei contributi non previdenziali (malattia, maternità, ammortizzatori sociali), l’armonizzazione delle aliquote contributive, l’aumento di circa 100€ delle tredicesime 2014 e il rifinanziamento delle deduzioni forfettarie alle imprese nel caso di assunzioni di under 35 e donne.

Il premier Enrico Letta e il ministro del lavoro Enrico Giovannini

Il premier Enrico Letta e il ministro del lavoro Enrico Giovannini

Riduzione del cuneo, analisi delle risorse disponibili “Con le risorse a disposizione non si potrà fare tutto nel 2014”. Oltre a giustificare la prospettiva di misure pluriennali, l’affermazione del ministro del lavoro Giovannini porta direttamente al cuore del complesso e delicato quadro entro cui il governo dovrà affrontare non solo il nodo del cuneo fiscale, ma anche quello degli altri interventi che richiedono altrettante ingenti risorse economiche. Si passa dai circa 700 milioni necessari per la cassa integrazione, la mobilità in deroga fino a dicembre, e i finanziamenti delle missioni internazionali nell’ultimo trimestre del 2013, alla copertura per l’abolizione della seconda rata dell’Imu, pari a circa 2.4 miliardi. Senza dimenticare l’incognita Iva. Qualora si decidesse di protrarre lo stop dell’aumento di un punto percentuale fino al 1 gennaio 2014, i fondi necessari a tale operazione coinciderebbero con circa 1 miliardo di euro. D’altra parte, dopo l’ultimo incontro tra il premier Letta, il ministro dell’economia Saccomanni e il commissario europeo Olli Rehn, pare si sia riaperta la strada di un ritorno al passaggio dal 21 al 22% dell’Iva già dal primo ottobre. Il che farebbe risparmiare 1 miliardo per il rinvio fino a dicembre, ed altri 4 miliardi per il 2014.

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria

Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria

Come dovrebbe agire il governo sul cuneo fiscale: le opinioni di Squinzi e Conti Dopo aver ribadito la necessità immediata di almeno 4-5 miliardi per ridurre il cuneo fiscale, Confindustria ha confermato, tramite la voce del suo presidente Giorgio Squinzi, quanto il taglio delle tasse sul lavoro “sarà il banco di prova di questo governo”. Il capo degli industriali italiani, secondo cui per intervenire sul costo del lavoro il governo Letta “deve mobilitare diversi miliardi di euro per dimostrare che ci crede veramente”, ha suggerito che gli interventi passino attraverso la base imponibile Irap. Nello specifico, Squinzi ha proposto di “eliminare il costo del lavoro dalla base imponibile Irap e attuare una riduzione di 9-10 punti percentuali del costo del lavoro in termini contributivi e fiscali” per assicurare “un calo del 10% circa del costo effettivo del lavoro per le imprese”. Qualora ciò non fosse possibile, si potrebbe “togliere il costo del lavoro dalla base imponibile Irap almeno per la parte di produzione destinata all’esportazione”. In ogni caso, secondo il presidente di Confindustria, la priorità spetta all’intervento sul costo del lavoro e al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione più che all’abolizione dell’Imu e al possibile slittamento dell’aumento dell’Iva, visto il limite di risorse disponibili. “Il governo – ha confermato Squinzi – ha fatto dei passi tutti nella direzione giusta, ma troppo piccoli e troppo lenti. Bisogna accelerare”. Il capo degli industriali italiani ha puntato il dito anche sull’incertezza politica, che “sicuramente pesa. La riprova semplicissima è lo spread spagnolo più basso di quello italiano. Riflette un problema di credibilità della nostra politica, quando i fondamentali dell’Italia, certamente come paese manifatturiero, sono migliori di quelli della Spagna. E rimane ancora, secondo Squinzi, la necessità di confrontarsi con una situazione “drammatica” nel nostro paese, segnata dalla perdita del 25% dei volumi produttivi, da un calo del Pil del 9% e un aumento della disoccupazione di 3 milioni di unità. A fronte di questa situazione, “senza una crescita forte è difficile creare lavoro”.

Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel

Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel

Altrettanto convinto della priorità da dare alla riduzione del costo del lavoro piuttosto che all’intervento sulle tasse sui consumi, ovvero sull’Iva, è Fulvio Conti, amministratore delegato di Enel. Di fronte alla posizione del viceministro dell’economia Stefano Fassina, che ha indicato come prioritario evitare l’aumento dell’Iva anche a rischio di sacrificare interventi sul cuneo fiscale, Conti ha ribadito la sua contrarietà: “Non siamo d’accordo. L’immediatezza dei provvedimenti dovrebbe andare al recupero della produttività e del rilancio dell’economia”. Anche Conti riconosce l’urgenza da parte dell’esecutivo di inserire nella legge di stabilità almeno 4-5 miliardi per la riduzione del carico fiscale sul lavoro: “Sarebbe solo lo spunto iniziale per dare un impulso all’economia: ci vorrebbe di più. Bisogna rilanciare l’economia, crescere dello zero virgola qualcosa non è sufficiente a far ripartire un sentiero virtuoso”.

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Il taglio del cuneo fiscale nel piano investimenti esteri e nell’Agenda per la crescita Se l’impresa di trovare fondi per un taglio significativo del cuneo fiscale si prospetta ardua, la priorità data alla riduzione dei costi di lavoro sembra non venir sottovalutata nemmeno dall’esecutivo, se il taglio del cuneo fiscale viene citato sia nel piano del governo sull’attrazione degli investimenti esteri (la cosidetta ‘Destinazione Italia’), sia nell’Agenda per la crescita, in via di definizione per l’aggiornamento del Def. In ‘Destinazione Italia’ si leggono trentacinque misure riguardanti vari settori, dal fisco al lavoro, dalla giustizia civile alla ricerca. Il dossier, che potrebbe subire ulteriori integrazioni prima di venir “tradotto in concreti atti normativi e non”, intende rappresentare “una politica organica e strutturale per l’attrazione degli investimenti esteri” e “per la stessa competitività delle imprese italiane”. Anche l’Agenda per la crescita pone in primo piano il ruolo delle imprese e del lavoro, anche alla luce delle “proposte congiunte di sindacati e industria”. Nell’Agenda, oltre al taglio del cuneo fiscale, si prospetta come indispensabile per il sostegno alle parti sociali una maggiore efficienza della pubblica amministrazione, la razionalizzazione della spesa pubblica e le riforme istituzionali, a partire dalla legge elettorale.
L’equilibrio da raggiungere, come è evidente, chiama in causa numerosi e delicati fattori. Non ultimi, il debito che nel 2014 si dovrebbe attestare, secondo le prime stime, al 132,2% del Pil e che andrà necessariamente “instradato su una traiettoria stabilmente in discesa”, e la necessità di mantenere il disavanzo entro il 3% del Pil. Un’ulteriore obiettivo primario per il governo, che ribadisce che qualsiasi altro intervento di sostegno all’economia da aggiungere a quelli programmati potrà essere realizzato solo a saldi invariati.


Simona Di Michele

 

Fonti Il Sole 24 Ore, Pmi.it, Panorama.it, Il Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Ansa.it