Entra in vigore da oggi l’aumento dell’Iva che passa dal 21 al 22 %. Questo il primo effetto della crisi di Governo a seguito delle dimissioni dei cinque Ministri del Pdl volute da Silvio Berlusconi, aprendo l’instabilità di Governo che ha impedito il rinvio dell’aumento dell’aliquota previsto per il 1° gennaio 2014. L‘aumento dell’Iva è visto con grande preoccupazione per via degli aumenti che peseranno enormemente sulle famiglie italiane producendo come conseguenza un ulteriore e drammatico calo dei consumi.
E insieme all’incubo aumento Iva che peserà nelle tasche degli italiani con un rincaro di circa 200 euro a famiglia, già si parla di un ritorno dell’Imu, una tra le tasse più discusse nel Paese. L’Imu sulla prima casa infatti produce un gettito di 4,4 miliardi l’anno: la prima rata pari a 2,2 miliardi è stata abolita con un decreto del governo su richiesta del Pdl che aveva prima rinviato e poi, a fine agosto, cancellato l’imposta.
Per quanto riguarda invece la seconda rata dell’Imu, la sua soppressione tanto sbandierata non è stata ancora stata formalizzata dunque se entro la fine di novembre non ci sarà un decreto del Governo, gli italiani si troveranno costretti a pagare 2,2 miliardi di tasse. In questo modo certamente torneranno a posto i conti pubblici ma quanto sarà salutare tutto questo per il nostro Paese e soprattutto per le famiglie italiane?
Secondo Confcommercio con l’aumento dell’Iva “si amplificherebbe la già drammatica situazione dei consumi che, dopo aver chiuso il 2012 a -4,3%, chiuderà, senza interventi, anche quest’anno in negativo a -2,4%. L’incremento dell’Iva, che si tradurrebbe in una riduzione dei consumi dello 0,1% a parità di altre condizioni, andrebbe a incidere negativamente sulle spese del mese di dicembre e quindi delle festività”.
La perdita di produzione, determinata dal calo dei consumi, comporterebbe, a regime, una riduzione dell’occupazione approssimativamente di 10 mila posti di lavoro – scrive ancora Confcommercio – mentre chiuderanno molte attività e imprese. L’aumento dell’Iva avrà inoltre un impatto maggiore sulle famiglie a più basso reddito, in quanto “la pressione Iva (rapporto tra Iva pagata e reddito) per il 20% di famiglie più povere arriverebbe al 10,5%, mentre per il 20% di famiglie più ricche sarebbe del 7,5%, circa il 30% in meno”.
Uno scenario piuttosto devastante per il nostro Paese quello che si prospetta con l’aumento dell’aliquota in vigore da oggi, che unito al ritorno dell’Imu metterebbe in ginocchio la già difficile situazione economica della popolazione media.
Fonte La Stampa, HelpConsumatori