La rata di giugno dell’Imu non si pagherà. Con il ritiro ieri in commissione bilancio e finanze alla Camera dell’emendamento targato Pd, si allontana definitivamente l’ipotesi del ricorso al pagamento dell’acconto per le abitazioni principali con rendita catastale sopra i 750 euro. Una scelta che ha riavvicinato le forze politiche di maggioranza, ma che non esaurisce la controversa questione della tassa sulla casa. Il destino della seconda rata e della service tax, infatti, è ancora tutto da scrivere.
Il ritiro dell’emendamento della discordia “Il governo si è impegnato a presentare altri provvedimenti sulla cassa integrazione, e questa era la finalità principale del nostro emendamento. Ci ha dato assicurazioni sul rientro al 3% del rapporto deficit/Pil entro il 2013 e garantito che la service tax si baserà su una componente patrimoniale e su una componente servizi, dando ai comuni spazi specifici per compiere interventi sul territorio”. Sono state le parole del capogruppo del partito in commissione bilancio Maino Marchi a motivare il ritiro dell’emendamento Pd sull’Imu. Ritiro che, se non prevedibile, era quantomeno auspicato da giorni tanto tra le fila del Pd che del Pdl. Lo stesso presidente della commissione bilancio della Camera, Francesco Boccia, aveva invitato il suo partito a non portare avanti le proposte di modifica. Le rassicurazioni avanzate ieri mattina dal sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta sull’arrivo di nuovi interventi per la Cig, sulle misure per riparare il rapporto deficit/Pil al 3% e sulla service tax in versione progressiva e con una rilevante componente patrimoniale hanno fatto il resto. Il ritiro, salutato con favore nelle fila del Pdl dal vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri e dal capogruppo alla Camera Renato Brunetta, ha aperto le porte all’altro non facile nodo da sciogliere, quello della seconda rata e della service tax. A sottolinearlo, il presidente della commissione finanze della Camera, Daniele Capezzone, per il quale ora “occorre vigilare affinché, nei prossimi giorni e settimane, sia confermata anche l’abolizione della seconda rata Imu 2013”.
Le sorti del saldo e del decreto Imu Poche le certezze su quale destino spetterà alla seconda tranche della tassa sulla casa. Mentre il sottosegretario Baretta ha parlato di uno slittamento a novembre, ovvero dopo l’approvazione della legge di stabilità, di una discussione approfondita sulla questione, il viceministro dell’economia Stefano Fassina ha ribadito che il nodo della seconda rata Imu “è un capitolo da scrivere” sotto il segno dell’“equità”. A complicare il quadro, e rendere più urgenti le decisioni, incombe la data del varo del decreto Imu, previsto per fine ottobre. La commissione bilancio e finanze della Camera sta lavorando affinché l’esame del decreto legge si concluda entro questa mattina, per farlo approdare in aula al massimo entro domani.
Gli emendamenti rimasti in piedi Non ha ritirato la sua proposta di modifica sulla rata di giugno, a partire dall’emendamento che innalza la franchigia da 200 a 300 euro, il partito Scelta civica, che ieri si è anche pronunciato in merito allo stop del saldo di dicembre, chiedendo per questo coperture certe e non legate a nuovi aumenti di tasse. Tra le altre modifiche di rilievo, quella avanzata dalla pidiellina Sandra Savino che, oltre a delle novità relative alla Tares, propone di calcolare le compensazioni per i comuni delle regioni speciali del nord dovute allo stop alla prima rata come compartecipazione ai tributi erariali. Il via libera è stato dato anche all’emendamento proposto da Gian Luigi Gigli e Mario Sberna (Scelta civica), con cui i comuni possono elargire riduzioni ed esenzioni a favore delle famiglie in funzione dell’Isee, e a quello di Angelo Rughetti del Pd, che annulla le sanzioni per i cittadini che hanno dovuto calcolare da soli la tariffa Tares. Su proposta del Movimento 5 Stelle, infine, sono stati approvati gli sconti da calcolare sulla base della quantità di raccolta differenziata o di autocompostaggio effettuato.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore