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Anche se è di ieri la disposizione per i comuni di pubblicare sui propri siti regolamenti e delibere circa le nuove aliquote per il saldo Imu 2013, per i contribuenti italiani chiamati a pagare la seconda rata dell’imposta entro lunedì prossimo (15.3 milioni di persone e 700mila imprese) una tendenza sembra già delinearsi. E non è affatto incoraggiante. In una città su cinque, analizzando solo i capoluoghi di provincia, la richiesta sulle seconde case o sugli altri immobili è più in alto dello scorso anno. L’aumento che i comuni hanno potuto decidere quest’anno rispetto ai parametri 2012, e che potrebbe far salire a 1.500 i casi di aliquote rinnovate nella generalità dei comuni, rischia così di influire pesantemente sul saldo di dicembre.
Saldo IMU: scenari possibili
Nei comuni dove l’aliquota Imu è rimasta la stessa dell’anno scorso, il rischio aumento è scongiurato e la cifra da versare a saldo rimane pari a quella già pagata a giugno come acconto. La preoccupazione maggiore, invece, la desta la situazione in cui l’aliquota è passata dallo 0.76% all’1.06%, ovvero al limite massimo fissato dalla legge statale. In questo caso, lo stesso immobile pagherà di saldo il 78.95% in più rispetto all’acconto estivo. Per fare un esempio, un immobile con rendita catastale di 100mila euro che ha pagato 380 euro di prima rata (cioè la metà dei 760 euro dovuti come imposta annuale nel 2012, con l’aliquota standard), si troverà a pagare ora 680 euro di saldo, cioè la differenza tra i 1.060 euro dovuti comeImu 2013 in base alla nuova aliquota e i 380 euro già pagati a giugno. Non è nemmeno da escludere – ma riguarderebbe casi limitati – l’ipotesi di aumenti maggiori qualora un comune che l’anno scorso abbia elargito sconti rispetto ai parametri standard si sia trovato nel 2013 ad invertire il trend alzando al massimo le aliquote. Ma questa possibilità si assottiglia, poiché un comune che l’anno scorso aveva spazi in bilancio per offrire sconti, raramente si troverà oggi in difficoltà tali da dover imporre il massimo a tutti.
[banners]IMU: Chi pagherà di più
Sono le imprese, gli alberghi, e i centri commerciali i soggetti più a rischio di ulteriori aumenti. Il decreto salva Italia di due anni fa, che ha imposto anche nel 2013 per i fabbricati della categoria D un incremento lineare alla base imponibile, ha determinato infatti un passaggio dal 60 al 65, rispetto al 2012, del moltiplicatore che si applica a capannoni, alberghi, centri commerciali. Il che significa un ulteriore aumento dell’8.33% del valore fiscale su cui si calcola l’Imu. Con ricadute pesanti sul saldo di dicembre per gli immobili di questa categoria che si trovano in un comune passato dall’aliquota standard al limite massimo dell’1.06%. Il saldo da pagare arriverebbe così a più del doppio (102.19%) rispetto all’acconto di giugno. Un aumento che, se si tengono in considerazione la crisi di liquidità e l’esigua efficacia delle detrazioni Irpef e Ires del 30% nel 2013 e del 20% dal 2014 previste per le imprese nella legge di stabilità, rischia di non facilitare affatto la puntualità nei versamenti della seconda rata dell’imposta.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore