Tre centesimi per mille o trenta centesimi a metro quadro per ogni immobile. Potrebbe essere questa l’aliquota massima per la service tax, l’imposta al centro della legge di stabilità (al varo del consiglio dei ministri di domani) che da gennaio sostituisce Imu e Tarsi. Ancora da capire la base imponibile, se le attuali rendite catastali o i valori di mercato. Ma sul come e quando andrà gestita e pagata la nuova tassa la maggioranza sembra aver trovato la quadra, all’insegna della riduzione del carico fiscale sulle abitazioni principali e della razionalizzazione delle tasse sul mattone.
Le caratteristiche della service tax
A gestire il prelievo fino ad azzerarlo per la prima casa ed elevandolo sugli altri immobili saranno direttamente i sindaci, in funzione dei costi di gestione sia per i rifiuti che per i servizi indivisibili. A tale scopo, il governo metterà a disposizione dei comuni una dote finanziaria aggiuntiva di almeno 2 miliardi. L’aumento del carico fiscale sarà possibile purché la somma delle imposte tra patrimonio, servizi e rifiuti non superi l’attuale tetto massimo dell’Imu, ovvero il 7.6 per mille per le prime case e il 10.6 per mille per gli immobili diversi dall’abitazione principale.
Il versamento, secondo quanto previsto finora, avverrà in quattro rate a partire da gennaio, o in unica soluzione direttamente a giugno. A pagare la service tax saranno anche gli inquilini, ma per una quota che non potrà superare il 30%. Tra i principi su cui si fonda la nuova imposta, la logica del ‘chi inquina paga’ e il rispetto dei vincoli europei sulla raccolta differenziata, per la quale si ipotizzano riduzioni mirate sulle utenze domestiche, applicabili dai sindaci stessi. Esenzioni e riduzioni sono previste anche per la parte relativa ai servizi, in relazione ai redditi del contribuente e al numero dei familiari, all’abitazione principale o a quelle concesse in locazione.
Il carico fiscale sulle imprese Riduzioni del carico fiscale sono state concepite anche per le aziende. Sotto forma di deducibilità, dal 1 gennaio, di Ires e Irpef (ma non Irap) dall’Imu sui beni strumentali per l’attività d’impresa e di lavoro autonomo o professionale. La tassa pagata su capannoni e opifici sarà comunque deducibile per il 50%, e decorrerà dall’anno d’imposta 2014. Tornerà invece la tassazione Irpef degli immobili sfitti, cosiddetti ‘a disposizione’, sia per garantire le risorse necessarie al finanziamento della riduzione del carico fiscale su imprese e autonomi, sia per eliminare la disparità di trattamento tra gli immobili tenuti a disposizione esclusi dall’Irpef e soggetti alla sola imposta municipale, e gli immobili concessi in affitto tenuti a pagare sia l’Irpef sia l’Imu.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore, Il Messaggero, Il Corriere della Sera