Sono 2.401 i comuni dove, entro il 24 gennaio, il rialzo rispetto al 4 per mille dell’aliquota 2013 sulla prima casa comporterà per i contribuenti il pagamento della mini Imu. Ma sulla soglia di venerdì prossimo, ad attendere gli italiani ci sarà anche la maggiorazione Tares.
Tares, i numeri
L’erario, tra ciò che è già stato versato e ciò che arriverà venerdì con la maggiorazione Tares, potrà far affidamento su un gettito pari a 1.1-1.2 miliardi di euro. Dal 2014, però, l’imposta verrà ripensata da zero, sia per la parte relativa ai servizi indivisibili, sia (e soprattutto) per la componente rifiuti, che verrà coperta dalla nuova Tari. Quest’ultima andrà a sostituire Tares, Tarsu e Tia.
Nel 2014 i servizi sui rifiuti costeranno circa 5.5 miliardi a proprietari di case, negozi, uffici e attività produttive. La distribuzione di questo carico fiscale, però, non è ancora chiara, visto che la legge di stabilità per il 2014 contiene solo indicazioni generiche, e destinate a modifiche, relativamente alla nuova imposta unica comunale (Iuc), di cui la Tari è una delle componenti insieme a Tasi e Imu.
Le complicazioni della Tares
Rispetto alla mini Imu, il calcolo della maggiorazione Tares è meno complicato, visto che è sufficiente applicare un coefficiente di 30 centesimi al metro quadro sulla base della superficie dichiarata al comune. Ma quest’ultimo non ha nulla a che vedere con la Tares, che di fatto è una tassa statale. Molti sindaci hanno addirittura scelto di non riscuoterla insieme alla Tarsu o alla Tia, preferendo inviare bollettini e modelli F24 separati per quanto riguarda il rialzo Tares. Un dato di fatto che confonde sulle scadenze del pagamento, sulle relative sanzioni, e su chi dovrà aspettarsi l’arrivo del bollettino per pagare la maggiorazione, o non l’abbia già pagata insieme alla rata del 16 dicembre.
[banners]Saranno in ogni caso i comuni, secondo quanto verrà definito a livello nazionale nel 2014 e sulla base del principio europeo del “chi inquina paga”, a decidere le tariffe e i dettagli di pagamento per la Tari. Un’aggravante, se si pensa che gli stessi uffici comunali dovranno gestire anche la Tasi. Inoltre, a voler seguire la regola dettata dall’Unione europea, c’è il rischio che attività come bar, discoteche o negozi di ortofrutta paghino di più, mentre studi professionali o negozi d’abbigliamento ottengano uno sconto rispetto al 2013. D’altra parte, in poche zone d’Italia è stato messo a punto un metodo di misurazione della produzione di rifiuti tale da far pagare davvero chi produce più rifiuti. A voler ipotizzare un futuro verosimile, è probabile che i comuni partano, modificandole in itinere, dalle tabelle tariffarie utilizzate fino allo scorso dicembre.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore