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Ogni città, un’aliquota Tasi sulla prima casa diversa. Tanto da rischiare di superare il record delle 104mila aliquote totalizzate l’anno scorso dall’Imu. Così, la soglia del 2.5 per mille di Tasi sull’abitazione principale senza detrazioni è stata raggiunta a Ravenna, Modena, Forlì, e tanti comuni medio piccoli. Senza contare i numerosi altri volti dell’imposta, da Iesi all’1.6 per mille, a Cagliari col suo 2.1 per mille, a Mantova, dove il 10 aprile il consiglio comunale deve decidere se fissare al 2.4 per mille l’aliquota prima casa senza sconti.
Tasi e Imu si equivarranno?
Per capire quanto la Tasi sulla prima casa rischia di far rimpiangere la vecchia imposta municipale, soprattutto sulle abitazioni di valore medio basso, è necessario soffermarsi sul noto problema delle detrazioni. Nell’Imu, oltre a cancellare l’imposta per cinque milioni di abitazioni principali di valore catastale fino a 53mila euro (con i figli conviventi, e dunque con ulteriori ribassi, la soglia esclusa aumentava), gli sconti previsti riuscivano ad abbassare il peso fiscale della tassa anche per le case di valore medio. Le detrazioni, invece, per la Tasi non sono previste. Da qui la necessità, soddisfatta dal decreto legge salva Roma, di introdurre uno 0.8 per mille in più per abitazioni principali, altri immobili, o da dividere fra queste due categorie, al fine di finanziare proprio le detrazioni mancanti. La regola, tuttavia, è un’opzione, e non un obbligo per i comuni. E qualora venisse scelta, i comuni non hanno comunque il quadro chiaro, poiché la legge chiede che la Tasi abbia “effetti equivalenti” all’Imu senza specificare cosa questo significhi.
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Detrazioni generiche o detrazioni mobili?
Vista la poca chiarezza a riguardo, i comuni devono cavarsela da soli. Ne sono un esempio Milano e le altre città che hanno deciso di aderire ad un’idea di equivalenza Tasi-Imu che contempli una serie di detrazioni per fasce specifiche di popolazione (proprietari a basso reddito, famiglie numerose, anziani), ovvero legate al gettito totale dall’abitazione principale e non ad un’analisi fatta casa per casa. Una scelta che rischia di nuovo di penalizzare le abitazioni di valore medio basso.
Per ovviare a questa eventualità, Brescia ha invece optato per le detrazioni ‘mobili’ su misura, che diminuiscono all’aumentare del valore dell’immobile. In tal modo sono previsti sconti di 200 euro per le rendite fino a 400, o di 100 euro per quelle fino a 500, fino ad azzerare l’agevolazione per i valori catastali pari o superiori ai 700 euro, dove le aliquote Tasi, più basse di quelle dell’Imu, assicurano già un risparmio rispetto alla vecchia imposta. A pagare, però, sono seconde case, imprese, negozi e uffici, su cui grava l’aliquota aggiuntiva con la quale la somma di Imu e Tasi arriva all’11.4 per mille, sforando il limite massimo del 10.6 già raggiunto dall’Imu 2013.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore