Oggi il voto delle Commissioni Affari e Bilancio
Dopo il via libera deciso ieri dai presidenti della commissione bilancio e finanze della Camera, Francesco Boccia e Daniele Capezzone, il testo dell’emendamento al decreto legge sull’Imu presentato dal Pd sarà votato oggi in commissione, insieme alle altre proposte di modifica che hanno superato la prova dell’ammissibilità.
Il cuore della proposta targata Pd mira a far pagare l’acconto dell’Imu (ovvero la rata di giugno già sospesa e cancellata) ai proprietari di abitazioni principali con una rendita catastale superiore a 750 euro, coinvolgendo in sostanza 4.7 milioni di prime case su 19.7 milioni. La decisione dovrà essere presa oggi quando cominceranno le votazioni delle commissioni sul provvedimento, che potrebbe approdare in aula entro giovedì. Il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, intanto, ha confermato che le coperture per l’abolizione della rata di dicembre non saranno nella legge di stabilità, ma in un provvedimento successivo.
Il via libera in commissione Nella seduta delle commissioni di ieri, l’emendamento Pd è passato attraverso non pochi cambiamenti di rotta. Inizialmente dichiarato inammissibile “per estraneità di materia” poiché, secondo la proposta di modifica, il ritorno della prima rata dell’imposta avrebbe finanziato la riduzione dell’Iva al 21% per il bimestre novembre-dicembre 2013, i firmatari hanno dovuto riformulare il testo per ottenere il semaforo verde. La seconda versione, tolto il riferimento all’Iva, prevede la destinazione delle entrate stimate (circa 1.2 miliardi) al cosiddetto fondo affitto, per 50 milioni, e all’ulteriore finanziamento della Cig in deroga, per 400 milioni.
Il contenuto dell’emendamento La proposta del Pd rimette sul tavolo la rendita, e non la categoria catastale per discriminare il valore delle abitazioni, raggiungendo un numero maggiore di contribuenti soggetto al pagamento dell’Imu prima casa. In Italia, gli immobili di pregio accatastati nelle classi di lusso, ovvero le abitazioni di tipo signorile classificate nella categoria A/1, le ville, che ricadono nella categoria A/8, i castelli e i palazzi di eminente pregio artistico o storico (A/9), sono solo 73mila, mentre più del 70% delle case fa parte delle due categorie intermedie, le A/3 (abitazioni economiche) e A/2 (abitazioni civili). Secondo la logica dell’emendamento, a pagare la tassa non sarebbero più solo i circa 44mila attuali proprietari di abitazioni di lusso, ma gli oltre 1.7 milioni di contribuenti che possiedono un’abitazione con rendita catastale superiore ai 750 euro. L’esonero, secondo stime del servizio politiche territoriali della Uil, coinvolgerebbe in ogni caso il 90,1% dei contribuenti.
Le reazioni politiche La proposta avanzata dal Pd sull’Imu ha creato scompiglio tra le forze politiche. A partire dai presidenti della commissione bilancio e finanze della Camera, Francesco Boccia e Daniele Capezzone. Il primo, che ha ribadito la necessità di “evitare pasticci” perché “i comuni hanno già beneficiato dei trasferimenti e sarebbe complicato adesso introdurre modifiche”, ha riconosciuto la correttezza dell’emendamento “che prevede la riduzione degli esenti dal pagamento dell’Imu” e che “mira a una progressività della tassa. Ma io credo – ha aggiunto – che debba fare riferimento alla riforma che introdurrà la service tax”. Capezzone non ha usato mezze misure, parlando dell’emendamento Pd come di un atto di “autolesionismo politico” con cui si “verrebbe meno a un impegno politico pubblico e solenne del governo, e si determinerebbe un problema rispetto ai trasferimenti già avvenuti agli enti locali”. Obiezioni che hanno trovato risposta nelle parole del capogruppo Pd in commissione bilancio della Camera, Maino Marchi, il quale ha confermato che “potremo procedere al ritiro o alla riformulazione dei nostri emendamenti” se il governo darà “risposte soddisfacenti” sui conti pubblici.
Oltre l’emendamento Pd In corsa oggi per il voto in commissione ci sono oltre 100 ulteriori proposte emendative, dopo la forte scrematura di ieri. Su 454 all’esame, 322 proposte non hanno infatti superato la prova dell’ammissibilità, chi a causa dell’estraneità di materia, chi sul tema delle coperture.
Tra gli emendamenti Pd inizialmente non ammessi è tornato, in parte, anche quello che introduce il prelievo Irpef sul 50% dei redditi derivanti da terreni e immobili sfitti. A passare l’esame anche l’emendamento proposto dai democratici Rughetti e Guerini, che prevede un aumento dell’aliquota applicata agli immobili di banche e assicurazioni dal 7.6 all’8.6%, e assimila alla prima casa le abitazioni date in comodato gratuito ai parenti di primo grado, genitori, figli, fratelli.
Sul versante di Scelta civica, sono stati Enrico Zanetti, vicepresidente della commissione finanze, e Andrea Romano, capogruppo del partito in commissione bilancio, a dare la notizia dell’ammissione della loro proposta: “Ha superato il vaglio delle inammissibilità l’emendamento di Scelta civica che riscrive la disciplina Imu, sostituendo l’abrogazione della prima rata per tutti nella rimodulazione con raddoppio delle detrazioni che, senza bisogno di coperture aggiuntive, esclude l’Imu anche per la seconda rata a circa il 70% dei proprietari, rimettendo in pista l’imposta per il restante 30%, con sconti però da 200 a 300 euro rispetto al 2012”. Altro emendamento presentato da Scelta civica e che ha superato la prova dell’ammissibilità è stato quello, formulato da Gianfranco Librandi, che apre la strada al pagamento di un decimo della rata di giugno per i possessori di abitazione principale con reddito superiore ai 55mila euro.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore, Ansa, Giornalettismo, Il Tempo, Repubblica, Rainews24