“Benvenuta impresa”. 682 aziende fanno richiesta per spostarsi in Svizzera

Spostarsi in Svizzera con la propria azienda, nel Canton Ticino, a Chiasso.  In occasione dell’iniziativa “Benvenuta impresa”, al Cinema Teatro, tesa a illustrare i vantaggi del “fare impresa” in Svizzera, erano presenti oltre 200 imprenditori in rappresentanza di circa 170 imprese.

Le richieste per partecipare a questo incontro informativo sono state 682 e solo per problemi di spazio le aziende in surplus sono state indirizzate all’Ente regionale di sviluppo.

Vengano pure, basta che poi assumano noi e non i frontalieri, altrimenti io qui cosa studio a fare?”, afferma Nelson, 16 anni. Davanti al suo liceo la lunga coda di imprenditori italiani arrivati a Chiasso.

Penso che dieci-quindici di loro sceglieranno di venire – spiega il sindaco Moreno Colombo – e già un paio di aziende digitali si stanno insediando proprio in questi giorni, il terziario avanzato è il nostro target.

Fare impresa in Italia è ormai una cosa da pazzi e l’idea di delocalizzare in Ticino è qualcosa di più di una semplice tentazione, è quasi una necessità di sopravvivenza”, questo il commento di uno dei presenti.

A Como devo molto – dice Edoardo, imprenditore tessile con 19 addetti – e fino a qualche anno fa a delocalizzare non pensavo proprio. Ora però abbiamo proprio toccato il fondo.

Al termine dell’incontro da quanto si apprende dal Sole 24 Ore  queste sono le percentuali:  c’è chi andrà in Svizzera al 90%, chi al 30, per tutti c’è anzitutto l’appeal fiscale, dove le differenze sono in effetti non banali. Dal punto di vista della pressione globale, nell’ultimo rapporto mondiale di PriceWaterhouseCoopers e Banca Mondiale, l’Italia è ultima in Europa e 131esima al mondo a quota 68,3%, mentre la Svizzera si ferma a meno della metà di questo livello.

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Per quanto riguarda la burocrazia, per i soli adempimenti fiscali nel nostro Paese occorrono 269 ore all’anno mentre in Svizzera  ne bastano appena 63.

“C’è poi l’aspetto della certezza del diritto – commenta il direttore generale dell’associazione industrie ticinesi Stefano Modenini – perché in Italia la norma si interpreta mentre qui non ci sono sorprese: anche per questo, almeno una volta alla settimana il telefono squilla e un’azienda italiana si informa per capire come venire qui”.

L’iniziativa ha sollevato molte preoccupazioni al di quà del confine. Ma questa è la realtà.

Fonte: ilSole24Ore, ilGiornale.it