Istat, il 30% delle famiglie italiane è a rischio povertà

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Da uno studio sul 2012 condotto dall’Istat è emerso che quasi un terzo della popolazione italiana è a rischio povertà o esclusione sociale. Si tratta del 29.9%, secondo la strategia Europa 2020. Un indicatore, cresciuto di 1.7 punti percentuali rispetto al 2011, che è più alto della media europea (pari al 24.8%) di ben 5.1 punti. Le cause: una più elevata diffusione della severa deprivazione (14.5%), del rischio di povertà (19.4%, calcolato a partire dai redditi 2011), e della quota relativa alla bassa intensità lavorativa (10.3%).

Deprivazione, dati allarmanti

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L’istituto di statistica ha identificato, tra i motivi che hanno fatto scattare il rischio povertà nel nostro paese, quello della severa deprivazione materiale, etichetta che racchiude in sé l’impossibilità di far fronte a spese fondamentali come il riscaldamento della casa e una dieta sufficientemente proteica, ma anche il potersi permettere di fare vacanze. L’aumento di questo indicatore vuol dire che la qualità della vita in Italia è in picchiata. In termini numerici, la quota di individui in famiglie che non possono permettersi una settimana di ferie lontano da casa durante l’anno è salita dal 46.7% al 50.8%, così come in aumento sono coloro che non hanno potuto riscaldare adeguatamente la propria abitazione (dal 18% al 21.2%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 38.6% al 42.5%), e che non possono permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 12.4% al 16.8%).

Zone e tipologie a rischio

Sud e isole sono gli epicentri maggiormente colpiti, con una percentuale di residenti a rischio povertà o esclusione pari al 48%. Le famiglie più esposte rimangono quelle numerose (39.5%) o monoreddito (48.3%), a differenza delle coppie senza figli, per le quali il rischio di povertà e la severa deprivazione sono inferiori alla media, rispettivamente, di circa 8 e 5 punti percentuali. Le coppie con uno o due figli, nonostante l’aumento registrato nel biennio 2011-2012, vivono livelli di rischio più contenuti rispetto alle persone sole, anche giovani. Più vulnerabili rimangono gli individui in famiglie con tre o più figli: quasi un quarto (il 22.7%) soffre di severa deprivazione, mentre si sale al 28.1% nei casi di famiglie con almeno tre minori. Il rischio torna a farsi elevato, infine, tra le famiglie monogenitoriali (in aumento dal 39.4% del 2011 al 41.7% del 2012), tra gli anziani soli (dal 34.8% al 38%), e nelle altre tipologie familiari (37%).

Ripartizione dei redditi

Il rischio povertà o esclusione è influenzato anche dal calo della ricchezza prodotta nel paese e, di conseguenza, da quello dei salari disponibili. Secondo l’Istat, nel 2011 la metà delle famiglie residenti ha percepito un reddito netto non superiore a 24.634 euro l’anno (circa 2.053 euro al mese). Nel sud e nelle isole, la metà delle famiglie (50%) ha meno di 20.129 euro disponibili all’anno (circa 1.677 euro mensili), e il reddito medio è pari al 73% di quello delle famiglie residenti al nord. Per le zone del centro Italia, il valore sale al 96%. Da tenere a mente, il fatto che mentre il 20% più ricco delle famiglie residenti percepisce il 37.5% del reddito totale, al 20% più povero spetta solo l’8%.

Lavoratori autonomi e dipendenti

Per chi percepiva un reddito da lavoratore autonomo nel 2011, la severa deprivazione era più contenuta (pari al 7.1%) rispetto a quella osservata tra i membri di nuclei familiari con redditi da lavoro dipendente (10.7%). Nel 2012, invece, la differenza si è assottigliata, arrivando a 12.6% contro 13.7%. Segno di un consistente – quanto allarmante – aumento del rischio tra i membri delle famiglie a prevalente reddito autonomo.

L’Italia povera in Europa

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infografica rischio poverta

Vedi l’infografica

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Il nostro paese, in ambito europeo, si colloca circa 5 punti sopra la media. Il nostro indicatore è inferiore solo a Bulgaria (49.3%), Romania (41.7%), Lettonia (36.6%), Grecia (34.6%), Lituania (32.5%), Ungheria (32.4%) e Croazia (32.3%). A determinare la nostra posizione è l’elevato valore dell’indicatore di severa deprivazione materiale, di 4.6 punti superiore a quello medio europeo (pari al 9.9%). Il rischio povertà si mantiene invece inferiore a quello spagnolo (22.2%), seppur superiore alla media europea (16.9%), mentre la bassa intensità lavorativa è uguale alla media Ue (10.3%).

Simona Di Michele

Fonti Istat, Il Sole 24 Ore, Sos Tariffe, Il Tempo