Previdenza privata, come è calcolata la pensione degli iscritti agli albi professionali

[custom_frame_center shadow=”on”]Pensioni[/custom_frame_center] Una premessa: come si calcola l’età pensionabile

Per aver diritto alla pensione, la soglia dell’età necessaria è stata modificata nel corso del tempo. L’età anagrafica, d’altro canto, non è l’unico elemento in gioco, e da solo non è quasi mai sufficiente a determinare l’accesso al trattamento pensionistico, poiché va abbinato con un minimo contributivo.
Secondo la riforma Fornero del 2011, l’età pensionabile equivale alla pensione di vecchiaia, che si ottiene ad una determinata età e con almeno 20 anni di contributi versati. Nello specifico, l’età pensionabile, per gli uomini, è pari ai 66 anni compiuti, mentre per le donne ai 62. Come è stato approfondito sul punto di venerdì scorso, il discorso cambia per la pensione anticipata, per la quale l’anzianità anagrafica influisce, tra i 62 e i 70 anni, solo su un aumento o una riduzione dell’assegno pensionistico. Ad incidere, qui, è l’età contributiva, che dal 2014 dev’essere di 41 anni e sei mesi per le donne, e di 12 mesi in più per gli uomini.
In relazione all’assegno sociale, infine, il limite massimo di età anagrafica per accedervi è di 65 anni e tre mesi fino a tutto il 2015.

Come è gestita la previdenza privata

La pensione dei professionisti iscritti agli albi professionali è garantita obbligatoriamente da enti privati. La novità 2014, per tali istituti, risiede nella possibilità di essere esclusi dalle norme relative al contenimento della spesa pubblica previa versamento, a favore dello stato ed entro il 30 giugno, di un contributo pari al 12% della spesa sostenuta per consumi intermedi nel 2010.

[custom_frame_left shadow=”on”]Previdenza privata[/custom_frame_left] La previdenza privata si divide in due gruppi. Il primo, basato sulle vecchie gestioni private datate 1994, include categorie quali avvocati, geometri, ingegneri ed architetti, giornalisti, commercialisti, ragionieri e notai, consulenti del lavoro, medici, veterinari e farmacisti. Governato dal sistema a ripartizione, questo tipo di gestione prevede per alcune casse l’uso del metodo contributivo per il calcolo delle pensioni di vecchiaia (come la cassa commercialisti, ingegneri e architetti, ragionieri e, in parte, quella dei consulenti del lavoro). Per le altre, invece, di base è ancora in vigore il metodo retributivo, mentre quello contributivo è utilizzato per calcolare prestazioni come i supplementi di pensione.
Per garantire copertura previdenziale agli altri professionisti che ne erano fino ad allora sprovvisti, dal 1996 sono nati nuovi enti, che rappresentano la seconda categoria di previdenza privata. Si tratta delle casse per infermieri, psicologi, periti industriali ed agrari, agrotecnici e biologi, basate sul sistema della capitalizzazione ed il calcolo contributivo.
Un terzo settore di previdenza privata riunisce infine chimici, agronomi, forestali e geologi nella cassa pluricategoriale.
Tutte le casse di previdenza privata si organizzano e gestiscono autonomamente, calibrando le misure previdenziali sulla specifica professione da tutelare e sulla rappresentanza demografica di riferimento. Secondo la riforma delle pensioni, in ogni caso, le casse sono tenute ad assicurare un equilibrio di bilancio per almeno 50 anni.

Cosa sono gli enti sostitutivi

Da non confondere con le casse di previdenza privata sono gli enti sostitutivi quali Inpdap, Ipost ed Enpals. Pur se sostitutivi dell’ente che gestisce in prevalenza le forme di previdenza ed assistenza obbligatoria, ovvero l’Inps, sono stati ormai interamente assorbiti da quest’ultimo. A mantenere la sua autonomia è solo l’Inpgi, a cui sono iscritti i giornalisti professionisti e praticanti, nonché i pubblicisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato di natura giornalistica. Anche alle forme previdenziali dell’Inpgi, gestite in conformità con le stesse norme che regolano quelle di natura obbligatoria, si applicano il contributo di solidarietà sulle pensioni di maggiore importo, ed il sistema di perequazione, come stabilito dalla legge di stabilità.

Una parentesi: l’estratto conto

Periodicamente inviato dall’Inps, si tratta della radiografia della vita lavorativa di un determinato soggetto. Riassume infatti tutti i periodi di contribuzione registrati negli archivi Inps ad una determinata data.
L’invio periodico di questo documento è importante per monitorare l’esattezza dei dati inseriti, ovvero il numero di contributi versati espressi in giorni, settimane, mesi e anni a seconda del tipo di lavoro svolto. Se si riscontrassero errori, può essere il soggetto stesso ad effettuare richiesta di variazione dell’estratto conto. Nuova, da questo punto di vista, è anche la sperimentazione da poco avviata in alcune città che prevede il coinvolgimento di dipendenti pubblici nella verifica dell’estratto conto previdenziale, e dei datori di lavoro pubblici nell’eventuale sistemazione delle posizioni assicurative. La manovra sarà utile per consolidare la banca dati delle posizioni assicurative dei dipendenti pubblici, allineandola di conseguenza a quella dei dipendenti delle aziende private.

Il metodo del cumulo

[custom_frame_left shadow=”on”]Cumulo pensioni[/custom_frame_left]

Due sono le ulteriori metodologie tramite le quali è possibile accedere al trattamento pensionistico. Con la prima, sfruttabile da chi può vantare contributi all’Inps ma anche presso le sue forme sostitutive, e non è titolare di pensione in una di tali gestioni, si possono accumulare i periodi assicurativi (tutti e per intero) per accedere ad un unico trattamento pensionistico. Il discorso non vale per il cumulo di periodi assicurativi accreditati presso una delle casse libero professionali.
La possibilità fornita dal cumulo dà modo di accedere alla pensione di vecchiaia esclusivamente con almeno 20 anni di contributi e con i requisiti anagrafici più alti tra quelli previsti dai rispettivi ordinamenti che disciplinano le gestioni interessate. Attraverso il cumulo è possibile anche ottenere la pensione per inabilità.

La gestione separata

Una seconda alternativa per conseguire la pensione è data dalla gestione separata Inps. Nata dalla legge 335 del 1995, si tratta di un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori di una serie di lavoratori assicurati. A tale cassa possono accedere coloro che esercitano abitualmente ma non esclusivamente attività di lavoro autonomo che non comporti obblighi d’iscrizione a casse di categoria; i titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto; gli associati in partecipazione che prestano attività lavorativa; gli incaricati alla vendita a domicilio e i prestatori di lavoro autonomo occasionale il cui compenso supera 5mila euro annui; gli spedizionieri doganali, i medici in formazione specialistica, gli studenti destinatari di particolari borse di studio e assegni di mobilità erogati dalle università e da alcune scuole di specializzazione.
La base di calcolo, per questo trattamento pensionistico, è il metodo contributivo. Poiché la contribuzione è dovuta sulle somme percepite e non per competenza, è prevista l’applicazione di un massimale annualmente rivalutato, pari per il 2013 a 99.024 euro. Per quest’anno, l’aliquota a favore dei titolari di partita Iva iscritti esclusivamente alla gestione separata permane al 27%, mentre la contribuzione per chi accede anche ad un’altra gestione previdenziale subirà un aumento di un punto percentuale, visto che l’aliquota passerà dal 21% al 22%.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore