Dallo sconto in fattura alla cessione del credito alla detrazione fiscale, come risparmiare ristrutturando casa
Con tutta probabilità mai come in questo periodo lo Stato è stato così propenso ad agevolare fiscalmente l’edilizia e le opere di ristrutturazione da parte dei proprietari (o degli affittuari, come vedremo) degli immobili. In questa guida andremo a illustrare tutti i lavori che rientrano nel bonus ristrutturazione 2022, quali sono le spese che si possono detrarre, chi ha diritto a richiedire il bonus fiscale e quali documenti sono necessari per ottenerlo.
Bonus 110% i documenti per ottenerlo
Per ottenere il bonus 100% bisogna naturalmente essere in regola con tutti i documenti. I documenti fondamentali per ottenere gli sgravi fiscali sono: i documenti che attestano l’inizio e la tipologia dei lavori, il documento che attesta che non si sta usufruendo del bonus ristrutturazione su più di due immobili e il documento che attesta la proprietà dell’immobile, la sua tipologia catastale e lo stato dell’immobile, la visura catastale.
Richiedere la visura catastale online
La visura catastale è un documento fondamentale da tenere sempre a portata di mano. Contiene tutte le informazioni di un immobile, viene definita un documento d’importanza trasversale, è obbligatoria infatti per tutte le operazioni: dalle certificazioni edilizie al calcolo delle imposte come Imu e Tari.
La visura catastale si può ottenere online, evitando file e lunghe attese spesso infruttuose. La visura catastale online non ha, è bene sottolinearlo, nessuna scadenza e offre numerosi vantaggi. I dati contenuti al suo interno infatti possono essere sempre a disposizione nella propria casella di posta. Avere una copia pdf della propria visura catastale è il modo più efficace per prendersi cura del proprio immobile.
Bonus Ristrutturazione 2022, tutto quello che c’è da sapere
A differenza di altre agevolazioni introdotte di recente la sua origine viene da lontano. I primi incentivi per chi ha necessità di ristrutturare casa sono stati inseriti nell’art. 16-bis del Dpr 917/86. È tuttavia con il Decreto Rilancio del 19 maggio 2020, uno dei molti interventi messi in atto dal Governo per favorire la ripresa economico dopo il duro lockdown del periodo marzo-maggio di due anni fa, che sono stati potenziati.
L’agevolazione è stata poi confermata nelle diverse Leggi di Stabilità successive, da ultimo anche in quella approvata lo scorso dicembre.
Bonus Ristrutturazione 2022, di cosa si tratta
Consiste in una detrazione fiscale del 50%, fino a un tetto massimo di spesa di 96mila euro, sui lavori di ristrutturazione edilizia effettuati su un immobile. L’ultima Legge di Stabilità ha prorogato i termini di questo bonus al 31 dicembre 2024.
Perché scatti, tuttavia, è necessario siano soddisfatti alcuni requisiti.
Quali lavori rientrano nel Bonus Ristrutturazione 2022
Gli interventi che rendono i proprietari idonei a richiedere questo bonus sono quelli che riguardano:
- La ristrutturazione edilizia
- La manutenzione ordinaria straordinaria degli edifici
- Il restauro e il risanamento conservativo
- La ricostruzione e l’adeguamento dell’immobile nel caso sia stato vittima di eventi calamitosi
- I lavori di eliminazione delle barriere architettoniche esterne
- La costruzione di dispositivi e strumenti che favoriscano la mobilità interna dei portatori di handicap
- La realizzazione di posti auto e autorimesse
- Le bonifiche dall’amianto
- Gli interventi volti alla prevenzione degli infortuni domestici
- La cablatura dell’edificio
- I lavori mirati alla prevenzione di furti e atti illeciti
Alcuni esempi specifici degli interventi ammissibili per godere del Bonus Ristrutturazione 2022
Nello specifico le tipologie di lavori che rientrano tra quelli ammissibili per il Bonus Ristrutturazioni 2022 possono essere i seguenti:
Nel caso della ristrutturazione edilizia:
- L’apertura di nuove porte e finestre
- La realizzazione o la trasformazione di un balcone
- La costruzione di una soffitta o di una mansarda
- Le attività di demolizione e costruzione
- L’apertura di nuove porte o finestre
Rientrano nella manutenzione straordinaria degli edifici:
- La costruzione o l’adeguamento di scale o rampe
- La realizzazione di scale di sicurezza
- L’installazione di ascensori
- La costruzione di servizi igienico/sanitari
- La realizzazione di serramenti o infissi esterni
- La sostituzione di parti strutturali dell’edificio o la loro trasformazione
Tra gli interventi di restauro e di risanamento conservativo possiamo elencare:
- L’adeguamento degli edifici alle leggi esistenti con l’eliminazione di situazione di degrado
- L’innalzamento dei soffitti, ove possibili
- I lavori che mirano a una maggiore areazione delle stanze
Tra le opere per l’eliminazione di barriere architettoniche esterne troviamo:
- L’installazione di ascensori
- La costruzione di montacarichi esterni
Per diminuire il pericolo di incidenti domestici usufruendo del Bonus Ristrutturazione 2022 è possibile:
- Installare un corrimano
- Montare vetri anti-infortunio
- Acquistare apparecchi per la rilevazione di gas inerti
- Sostituire una presa malfunzionante
Con il Bonus Ristrutturazione 2022 è possibile detrarre anche le spese per la progettazione dei lavori e quelle per la burocrazia
Come per altri bonus possono essere portati a detrazione anche quelle spese che non sono state sostenute direttamente per l’acquisto del dispositivo o per pagare i lavoratori che hanno effettuato i lavori, ma anche tutte quelle propedeutiche agli interventi e ad essi collegati in modo indiretto. Per esempio:
- Le spese per la progettazione delle opere effettuate
- Gli esborsi collegati alle perizie
- L’Iva, i bolli e le imposte collegate alle autorizzazioni ai lavori
- Gli oneri di urbanizzazione
Chi può richiedere il Bonus Ristrutturazione 2022
Il Bonus Ristrutturazione 2022 riguarda tutti coloro che devono pagare le imposte sui redditi per le persone fisiche (l’Irpef) e che abbiano interesse all’adeguamento di un immobile. Non si tratta solo del proprietario, ma anche di chiunque abbia un diritto di godimento su un’abitazione, come l’usufrutto, oppure l’inquilino, se ha firmato un contratto di locazione regolare,
Sono inclusi in questo elenco anche i soci di cooperative o di società semplici, in accomandita, in nome collettivo, e di aziende familiari che possiedano un’immobile. Sono quindi escluse imprese come le Srl, le Srls, le Spa che non sono soggette all’Irpef, bensì all’Ires.
Viceversa, possono accedere al Bonus Ristrutturazione 2022 anche le partite Iva, i lavoratori autonomi e professionisti, che infatti pagano le imposte sulle persone fisiche.
Nel caso di questi ultimi, così come in quello dei soci di società semplici, in nome collettivo o in accomandita, si deve prestare attenzione. Il Bonus Ristrutturazione 2022, infatti, non può essere richiesto se gli interventi sono effettuati su beni strumenali o beni merce, ovvero su quelli che vengono utilizzati per svolgere attività commerciale o produttiva dell’impresa
Bonus Ristrutturazione 2022, come si applica lo sconto in fattura e la cessione del credito
Il proprietario di casa o il suo inquilino ha tre modalità per approfittare del Bonus Ristrutturazione 2022, una volta che i lavori effettuati siano stati realizzati a norma di legge.
- Lo sconto in fattura,
- La cessione del credito d’imposta
- La detrazione dalla dichiarazione dei redditi
Lo sconto in fattura consiste in una riduzione dei costi del 50% da parte dell’azienda che effettua i lavori, se è d’accordo nell’utilizzo di questa modalità. Di fatto l’impresa anticipa il costo degli interventi e il proprietario di casa deve versare solo il rimanente 50%. Sarà il fornitore stesso che richiederà allo Stato una detrazione o cederà il proprio credito alle banche o ad altri intermediari finanziari.
Con il la cessione del credito, invece, l’azienda fornitrice non è coinvolta in modo così diretto, ma è il proprietario a cedere il proprio sgravio a un altro soggetto, tipicamente una banca, ma anche ad altri soggetti che di tali operazione si occupano, e che negli ultimi anni sono nati in grande numero.
Saranno questi a liquidare a colui che ha sostenuto le spese dei lavori il denaro corrispondente al credito, trattenendo, però, un interesse.
Lo strumento della detrazione fiscale, chi non può utilizzarlo
La modalità più classica per approfittare del Bonus Ristrutturazione 2022 è naturalmente la detrazione fiscale. Viene riconosciuta in 10 quote annuali, ovvero per ogni dichiarazione si può richiedere una detrazione corrispondente al 10% delle spese, per 10 volte.
Se il contribuente ha speso, per esempio, 96mila euro potrà quindi detrarre il 50% di tale importo, quindi 48 mila, dividendo lo sgravio in 10 quote da 4.800 euro.
Naturalmente deve avere una capienza fiscale sufficiente, ovvero deve ritrovarsi nella condizione di dover pagare imposte Irpef non inferiori alla detrazione di cui vuole approfittare. Se, nel nostro esempio, il proprietario di casa è tenuto a versare allo Stato 3mila euro di tasse sulle persone fisiche all’anno, non potrà godere di una detrazione di 4.800 euro, se non rinunciando a 1.800 euro di detrazione.
È anche per questo motivo che vengono utilizzati, per godere del Bonus Ristrutturazione 2022, anche metodi alternativi, come la cessione di credito e lo sconto in fattura. Tipicamente sono i cosiddetti incapienti, coloro che non hanno capienza fiscale, a privilegiare questi strumenti. Sono definiti tali non solo coloro che non hanno un reddito, ma anche quanti sono assoggettati a tassazione separata o imposta sostitutiva, come gli autonomi forfettari.
Particolare importante: nel caso in cui si decida di utilizzare lo strumento della detrazione il pagamento degli interventi effettuati nell’immobile deve essere effettuato tramite il cosiddetto bonifico “parlante”. Si tratta di un bonifico che contiene informazioni aggiuntive rispetto a quelle presenti in uno ordinario. Oltre all’Iban e al nome del destinatario, include anche i codici relativi alla detrazione di cui la spesa che si sta sostenendo può godere.
Bonus Ristrutturazione 2022, la documentazione da fornire
Non è solo il bonifico parlante a essere necessario per godere del Bonus Ristrutturazione 2022. L’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere anche i seguenti documenti, per esempio
- Le concessioni e le autorizzazioni amministrative e le comunicazioni di inizio lavori
- La domanda di accatastamento degli immobili non ancora censiti
- Le fatture delle spese sostenute
- La delibera di approvazione dei lavori da parte dell’assemblea condominiale in caso di interventi nelle parti comuni dei condomini
Bonus Ristrutturazione 2022, la comunicazione all’Enea
Tra le comunicazioni più importanti vi è quella da effettuare verso l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). È necessaria qualora vengano realizzati interventi edilizi e tecnologici di un certo tipo, nello specifico quando questi rappresentano un risparmio energetico.
Di conseguenza si devono comunicare i seguenti lavori:
- L’installazione o la sostituzione di infissi, fornendo informazioni sulla trasmittanza di calore, il tipo di materiale, la loro posizione (all’interno, all’esterno)
- L’inserimento o la sostituzione di dispositivi tecnologici come scaldacqua e pompe di calore, impianti a biomassa, micro-cogeneratori, collettori solari, ecc
- Gli interventi edilizi qualora vi sia un cambiamento nella trasmittanza di calore sia attraverso le pareti verticali (dall’interno all’esterno per esempio) sia attraverso il pavimento
Dal Bonus Ristrutturazione 2022 al Superbonus, quando è possibile chiedere il secondo
Nel caso in cui i lavori effettuati per ottenere il Bonus Ristrutturazione 2022 coinvolgano interventi di risparmio energetico è possibile sia più conveniente richiedere il Superbonus. Introdotto con il Decreto Rilancio del maggio 2020, è il più generoso tra i bonus attualmente in vigore, visto che la detrazione arriva al 110%.
Il Governo specifica che per poter godere di tale sgravio, però, si deve effettuare almeno un intervento cosiddetto “trainante”. Sono qualificabili come tali i seguenti lavori:
- L’isolamento termico dell’involucro dell’edificio
- La sostituzione degli impianti termici con impianti centralizzati
- La sostituzione degli impianti termici su edifici o unità immobiliari unifamiliari o comunque indipendenti
La realizzazione di almeno uno di questi lavori citati è indispensabile. In più è possibile effettuarne anche altri, definiti di tipo “trainato” perché collegati ad altri, ovvero a quelli già citati. Ecco alcuni esempi:
- La sostituzione degli infissi
- Le schermature solari
- L’installazione di impianti fotovoltaici
- L’installazione di sistemi di accumulo
- La realizzazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici
- L’installazione di impianti di domotica
- L’eliminazione delle barriere architettoniche per le persone portatrici di handicap e over 65
Le condizioni che lo Stato pone per la realizzazione degli interventi
Alcuni di questi lavori sono, però, sottoposti a dei limiti.
Nel caso dell’installazione di impianti fotovoltaici, per esempio, la spesa massima deve essere di 48mila euro, o di 2.400 per ogni kilowatt di potenza nominale dell’impianto.
In quello dell’installazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, invece, il tetto di spesa è di 2mila euro per le abitazioni unifamiliari o quelle indipendenti poste in edifici plurifamiliari, e di 1.500 euro in condomini, a patto che le colonnine siano non più di otto. Se queste sono di più, tale limite di spesa scende ulteriormente, a 1.200 euro.
Questi interventi devono giungere a determinare un aumento di almeno due classi energetiche dell’unità immobiliare (villetta o appartamento) in cui vengono realizzati.
Sarà l’Attestato di Prestazione Energetica (Ape), che dovrà essere rilasciato da un tecnico abilitato, a validare l’aumento di classi energetiche. L’Ape ha un valore di 10 anni.
I termini entro i quali devono essere sostenute le spese per avere diritto al Superbonus
Per poter godere delle agevolazioni gli esborsi devono essere stati effettuate tra il 1 luglio 2020 e una data che che tuttavia cambia in base alla tipologia di immobile coinvolto.
- Nel caso di abitazioni unifamiliari o le unità indipendenti, anche se poste in edifici plurifamiliari, la scadenza è il 31 dicembre 2022, ma a patto che entro il 30 giugno 2022 sia stato realizzato il 30% dei lavori.
- Se si tratta di condomini o degli edifici con un solo proprietario, ma con 2-4 unità immobiliari, invece, il termine è il 31 dicembre 2023, ma verranno detratte anche le spese sostenute nel 2024 e nel 2025, ma che non più al 110%, bensì rispettivamente al 70% (per il 2024) e al 65% (per il 2025).
- Nel caso di immobili appartenenti a IACP (Istituti Autonomi Case Popolari) o cooperative la scadenza è sempre al 31 dicembre 2023, ma a patto che entro il 30 giugno 2023 il 60% degli interventi sia stata già effettuata.
Per capire come la propria casa possa essere definita, in quale di queste categorie rientra, una soluzione è effettuare una visura catastale, così da evitare di incorrere in errori ed irregolarità.
Tra l’altro, dato rilevante, tale sgravio non riguarda solo i proprietari degli immobili, ma anche gli inquilini, qualora sia presente un contratto di locazione regolare e sia stato questi a sostenere le spese che si vogliono detrarre
L’Ecobonus, da richiedere quando non si può usufruire del Superbonus 2022
Il Superbonus al 110% è in un certo senso un potenzialmente di un’altra agevolazione, l’Ecobonus, che risale addirittura al 2012, quando si cominciò a incentivare il risparmio energetico nell’ambito dell’edilizia.
Questo sgravio è rimasto in vigore fino ad oggi, con le opportune modifiche, e prevede che le spese per riqualificazione energetica possano essere detratte al 50%, come per il Bonus Ristrutturazione 2022.
Gli interventi che godono dell’incentivo sono alcuni degli stessi già elencati in precedenza, quindi:
- L’installazione o la sostituzione di impianti di climatizzazione
- L’inserimento di nuovi infissi che riducano la dispersione di calore
- L’installazione di caldaie a biomassa e a condensazione
Dato rilevante, la detrazione sale al 65% nel caso in cui i lavori riguardino l’adozione di sistemi che consentano un risparmio energetico ancora maggiore, quindi:
- Pompe di calore
- Generatori ibridi,
- Microgeneratori,
- Collettori solari per la produzione di acqua calda
- Coibentazione dell’involucro opaco
- Sistemi di building automation
Ecobonus, la detrazione cresce se riguarda i condomini
Lo sgravio è ancora maggiore, del 70% se a essere coinvolti sono i condomini, e salgono al 75% nel caso dell’installazione del secondo gruppo di dispositivi già elencati, quelli che in abitazioni singole danno luogo a una detrazione del 65%.
A poter richiedere la detrazione sono sia le persone fisiche, come nel caso del Superbonus 2022, sia le associazioni e gli enti che non svolgono attività commerciale, sia coloro che realizzano un reddito di impresa.
L’Ecobonus ha goduto, come il Superbonus , di una proroga, al 31 dicembre 2024, e avrà fino a questa data le stesse caratteristiche presenti in precedenza.
Tra le altre condizioni poste per usufruirne vi è il limite di spesa di 40mila euro per unità abitativa nel caso in cui a essere coinvolto siano appartamenti di un condominio.
Come per il Superbonus è possibile detrarre le spese, o ricorrere allo sconto in fattura e alla cessione del credito. Anche in questo caso il pagamento degli interventi deve essere effettuato con bonifico “parlante” se si opta per la detrazione.
Se gli interventi effettuati rispettano i criteri validi per il Superbonus 2022, sarà però quest’ultimo ad applicarsi e si parla in tal caso di Super Ecobonus. Prevede, del resto condizioni molto più favorevoli, con uno sgravio, che, come detto, raggiunge il 110%
Sismabonus, di cosa si tratta, quali sono le scadenze
Risalente al periodo precedente alla pandemia, nello specifico al 2017, è anche il Sismabonus. Si tratta di un’agevolazione fiscale che può essere richiesta a fronte di interventi effettuati per l’adozione di misure antisismiche per gli edifici.
Nello specifico sia i contribuenti soggetti all’Irpef, sia coloro che sono soggetti all’Ires possono richiedere una detrazione del 50% delle spese sostenute fino al 31 dicembre 2024, a differenza di quanto accade per il Bonus Ristrutturazione 2022.
A differenza dell’Ecobonus, il Sismabonus non è applicabile ovunque in Italia, ma solo in quelle aree del Paese che sono definite zone sismiche a media, alta e bassa pericolosità (zona 1,2,3), ma non in quelle in cui la sismicità è molto bassa (zona 4).
Vengono quindi esclusi la Puglia meridionale con il Salento, tutta la Sardegna, l’Alto Adige, il Piemonte Orientale e l’Insubria.
Naturalmente se gli interventi sono tali da rispettare i criteri del Superbonus 2022, sarà quest’ultimo a prevalere e a poter essere richiesto, tanto che si parla di Super Sismabonus al 110%.
In questo caso come per il Superbonus 2022 la detrazione andrà a diminuire nel tempo, scendendo al 70% per le spese sostenute entro fine 2024, e il 65% per quanto versato nel 2025.
In caso contrario, ovvero se contengono solo lavori in funzione antisismica parliamo di semplice Sismabonus.
Quando scade lo sconto in fattura del 50% del Sismabonus
In questo caso l’agevolazione è analoga a quella del Bonus Ristruturazione 2022, ovvero del 50%, per un ammontare massimo di spesa di 96mila euro per unità immobiliare, ma in questo caso la detrazione può essere ripartita in 5 quote annuali. Se, tuttavia, gli interventi causano il passaggio a una classe di rischio sismico inferiore allora lo sconto diventa del 70%, percentuale che sale al 75% se si tratta di parti comuni di edifici condominiali.
Nel caso, poi, in cui le classi di rischio perse fossero due la detrazione diventerebbe dell’80%, e dell’85% per interventi effettuati su parti comuni condominiali.
Il caso tipico in cui si deve ricorrere solo agli sgravi del Sismabonus e non del Superbonus 2022 è quello di alcuni imprenditori o professionisti. Coloro che, nello specifico, richiedono la detrazione non come persona fisica ma come persona giuridica, e che hanno effettuato lavori antisismici nel proprio capannone o nel proprio ufficio, che però non funge anche da abitazione privata.
Pure il Sismabonus, che originariamente doveva avere come termine il 31 dicembre 2021, è stato prorogato, fino a fine 2024.
Per richiedere tale agevolazione è necessario indicare nella dichiarazione dei redditi che si deve presentare anche i dati catastali, che appunto indichino l’appartenenza dell’immobile alle zone di rischio sismico per cui lo sgravio è valido. Può quindi essere utile effettuare una visura catastale.
Superbonus, quanti ne hanno fatto richiesta
Il Ministero della Transizione Ecologica pubblica periodicamente il numero delle richieste giunte relativamente al Superbonus e le cifre coinvolte.
Il suo report, che si occupa per ora solo del Super Ecobonus, è realizzato in collaborazione con Enea, e rendiconta su quante asseverazioni, ovvero verifiche sui lavori effettuati, sono state realizzate e a quanto ammontano gli investimenti che è possibile detrarre.
I dati più recenti sono quelli relativi al 31 dicembre 2021 e ci dicono che ne sono state effettuate 95.718 per altrettanti interventi, di cui il 15%, 14.330, in condomini, il 52,2%, 49.944, in edifici unifamiliari e il 32,8% 31.441 in unità funzionalmente indipendenti.
Si conferma, quindi, come questa misura abbia avuto maggiore successo tra proprietari e inquilini di abitazioni singole che tra chi vive in realtà condominiali, probabilmente anche per la maggiore complessità burocratica delle pratiche in quest’ultimo caso. Senza contare la difficoltà di raccogliere il consenso di chi occupa i singoli appartamenti per la realizzazione dei lavori.
Superbonus, la spesa dello Stato
Dal punto di vista delle cifre coinvolte, invece, sono proprio i condomini a fare la parte del leone, visto che il 47,9% degli investimenti, ovvero 7 miliardi e 758 milioni, sono stati effettuati proprio qui. Per ammodernare gli edifici unifamiliari sono stati ammessi a detrazione 5 miliardi e 424 milioni, il 33,5% del totale, e per lavori in unità abitative funzionalmente indipendenti, infine, 3 miliardi e 20 milioni, ovvero il 18,6%.
Il report di Enea e Ministero per la Transizione Ecologica illustra anche quanti di questi interventi erano stati effettivamente realizzati alla fine di dicembre. Nel complesso il 69%, con un massimo del 75% per le unità funzionalmente indipendenti, e un minimo del 63,1% per i condomini, dove evidentemente si tratta di lavori più importanti, che richiedono più tempo.
La stessa relazione rende anche noto quale è, quindi, la spesa dello Stato relativa. Fino a fine 2021 è stata di 12 miliardi e 300 milioni di euro per quanto riguarda gli interventi già terminati, ovvero il 110% degli 11 miliardi e 181 milioni investiti in questi stessi lavori.
Quando tutte le opere già iniziate al 31 dicembre 2021 saranno portate a termine l’onere dello Stato sarà naturalmente maggiore, di 17 miliardi e 825 milioni di euro. Anche in questo caso si tratta del 110% dei 16 miliardi e 204 milioni di investimenti messi in cantiere.
Superbonus, in quali regioni ha avuto più successo finora
Enea e il Ministero della Transizione Ecologica hanno pubblicato anche i dati relativi a ogni singola regione del Paese.
In testa quanto a asseverazione depositate vi sono Lombardia e Veneto, con rispettivamente 14.385 e 12.646. Seguono Lazio ed Emilia Romagna, con 8.257 e 8.204.
Il primo posto della Lombardia appare abbastanza ovvio, visto che si tratta della regione più popolosa e ricca d’Italia, mentre è degno di nota il successo che il Superbonus 2022 ha avuto in Veneto, che in fondo è in quarta posizione come numero di abitanti.
Guardando più nel dettaglio i dati scopriamo che nelle due regioni l’incentivo è stato in realtà usato in modo diverso.
In Veneto, infatti, hanno nettamente prevalso gli interventi sugli edifici unifamiliari, le classiche villette, e nelle unità familiari funzionalmente indipendenti. Nel totale sono state 11.717 le asseverazione depositate per lavori su queste tipologie di abitazioni, e solo 929 per condomini. In Lombardia, invece, gli interventi condominiali sono stati più del doppio, 2.258.
Il Trentino Alto Adige la regione con gli interventi più veloci
La più grande regione d’Italia è naturalmente la prima anche quanto a investimenti fatti.
Si tratta di circa 2 miliardi e 623 milioni, 547 milioni più che in Veneto, mentre in Lazio e in Emilia Romagna al termine dei lavori saranno spesi (e rimborsati dallo Stato) un miliardo e 458 milioni e un miliardo e 424 milioni rispettivamente.
Sopra il miliardo di investimenti anche Toscana, Sicilia, Piemonte, Campania.
È invece il Trentino Alto Adige la regione in cui gli interventi appaiono più veloci. Il 75,5% dei lavori, tra quelli ammessi a detrazione, erano finiti al 31 dicembre 2021. Ben più della media italiana del 69%. Questo accade nonostante nella regione alpina le opere in realizzazione nei condomini, normalmente più lente, non siano poche, anzi, arrivano a costituire il 42,4% del totale.
La regione più lenta è la Campania, dove a essere finiti sono stati solo il 62,1% dei lavori asseverati. Si scende al 56,8% se a essere presi in considerazione sono solo i condomini.
Anche in Liguria gli interventi procedono in modo un po’ più fiacco della media, con solo il 62,4% degli interventi terminati
Il Bonus Restauro scadrà nel 2022
Se i lavori di restauro riguardano immobili che sono tutelati dalla Soprintendenza per i Beni Culturali perché di interesse storico e artistico si può richiedere un altro tipo di bonus, quello Restauro.
In questo caso il tetto di spesa è di 100mila euro leggermente più alto di quello presente per il bonus Ristrutturazioni.
Si tratta di un credito di imposta del 50% sostenuto da un fondo apposito del Ministero della Cultura, che ha stanziato 2 milioni di euro per il 2021-22. Vuol dire che oltre al vincolo di spesa ve n’è anche uno numerico: una volta che il fondo sarà terminato non sarà possibile accedere alle agevolazioni anche se se ne avrà diritto.
La differenza maggiore rispetto al Superbonus 2022 e agli altri bonus di cui abbiamo parlato finora, è però quella che riguarda le scadenze. Non vi è stata una proroga e il termine è il 31 dicembre 2022. Le domande riguardanti i lavori effettuati in un determinato anno, comunque, potranno essere presentati entro il 28 febbraio dell’anno successivo a quello in cui le spese sono state sostenute.
Bonus Facciate, le regole per richiederlo
La stessa Legge di Stabilità che ha prorogato i termini e modificato le regole relative al Superbonus 2022 si è occupata, tra i tanti già esistenti, anche del Bonus Facciate.
Anche in questo caso prende origine un provvedimento varato nel periodo precedente alla pandemia, nello specifico nella Legge di Stabilità 2020, quindi di fine 2019.
Si tratta di un’agevolazione che riguarda sia le persone fisiche che pagano l’Irpef, sia quelle giuridiche che sono soggette all’Ires, e la detrazione interessa il recupero o la ristrutturazione delle facciate esterne di ogni tipo di edificio, appartenente a ogni categoria, ivi inclusi, quindi, quelli delle imprese. Sono inclusi nei lavori che è possibile portare a detrazione, per esempio, anche quelli sui fregi, sui balconi, quelli che riguardano la pulitura dallo smog, la tinteggiatura, a patto che si tratti di facciate verso l’esterno.
Non vi è alcuno sgravio per quanto riguarda quelle parti degli edifici rivolte a cortili interni, che non affacciano verso vie di uso pubblico.
Vi è, inoltre, un criterio geografico molto preciso da rispettare. Si tratta dell’appartenenza alle zone A e B.
Di cosa parliamo? Sono quelle aree di ogni comune che secondo un vecchio decreto ministeriale, il 1444 del 1968 abbiano le seguenti caratteristiche:
- Zona A: sono quegli agglomerati urbani e aree circostanti che hanno rilevanza storica, artistica, ambientale
- Zone B: si tratta di quelle porzioni di territorio che non rientrano nella zona A e in cui la superficie coperta da edifici non sia inferiore al 12,5%, e in cui la densità territoriale sia almeno di 1,5 mc/mq
La detrazione del Bonus Facciate scende dal 90% al 60%
Di conseguenza sono escluse abitazioni, imprese, edifici commerciali di tutte le aree in cui non sono rispettati tali criteri, ovvero quelle di tipo rurale, con case sparse, le periferie estreme delle città, le frazioni di montagna.
Le novità principali introdotte dalla Legge di Stabilità 2022 sono, però, la riduzione della detrazione, dal 90% al 60% e la proroga al 31 dicembre 2023.
In questo caso non vi è alcun limite di spesa, e oltre alla classica detrazione tramite dichiarazione dei redditi è possibile optare, come per il Superbonus 2022, anche per la cessione del credito e lo sconto in fattura.
Se però si scegliesse proprio per queste due ultime soluzioni si dovrebbe fornire l’asseverazione delle spese sostenute, procedendo anche in questo caso come per il Superbonus 2022
Anche il Bonus Mobili ed Elettrodomestici è stato prorogato
L’elenco delle agevolazioni legate al mondo dell’edilizia e della casa non si ferma qui. Rimane attivo anche il Bonus Mobili ed Elettrodomestici. Anzi, i suoi termini, che dovevano scadere a fine 2022, sono stati prorogati a fine 2024.
Si tratta anche in questo caso di una detrazione del 50% che si applica in determinate condizioni. Vediamo quali.
Una delle più importanti è che gli acquisti di mobili ed elettrodomestici avvengano nel contesto di lavori di ristrutturazione, manutenzione straordinaria o restauro di un’abitazione, e in generale di lavori edili. Tra questi vi possono essere anche una sostituzione della caldaia e degli infissi o l’installazione di pannelli fotovoltaici. Gli interventi devono, però, essere stati iniziati entro il 1 gennaio dell’anno precedente agli acquisti.
Come per altri bonus anche questo non può essere cumulato con il Superbonus 2022. Nel caso vi fossero le condizioni per usufruire di quest’ultimo, del resto molto più generoso, questo assorbirebbe ogni altra agevolazione, e quindi anche il Bonus Mobili ed Elettrodomestici.
Un’altra condizione posta dal Governo riguarda la tipologia di acquisti che si può portare a detrazione. Sostanzialmente sono inclusi tutti i mobili, mentre tra gli elettrodomestici sono da scegliere:
- quelli di categoria energetica non inferiore alla F nel caso dei frigoriferi e dei congelatori
- quelli non inferiori alla E se a essere comprati sono lavastoviglie o lavatrici
- quelli non inferiori alla A per quanto riguarda i forni
Come cambierà il Bonus Mobili e Elettrodomestici nei prossimi anni
Vi sono, inoltre, dei limiti anche per quanto riguarda l’importo delle spese sostenute che possono essere soggette a questo sgravio. A differenza di quanto previsto per il 2021, quando il tetto era di 16mila euro, per il 2022 questo è stato ridotto a 10mila.
L’agevolazione, se prende la forma di detrazione, può essere ripartita su 10 quote annuali di uguale importo
È poi importante sottolineare il fatto che la proroga dei termini di scadenza del Bonus Mobili e Elettrodomestici comporta un ulteriore taglio di questi limiti per gli anni futuri. Così per il 2023 e il 2024 sarà solo di 5mila euro.
Per usufruire di tale bonus è indispensabile presentare alcuni documenti. Sicuramente la ricevuta del pagamento dei mobili e degli elettrodomestici acquistati, o la fattura o lo scontrino. Inoltre deve essere fornita anche la documentazione relativa agli interventi edilizi che necessariamente si devono accompagnare agli acquisti. Di conseguenza le comunicazioni previste in questi casi, come quella dell’Asl, e i permessi delle autorità pubbliche.
Tutti questi bonus, esattamente come quello più noto e importante dal punto di vista economico, il Superbonus2022, possono essere utilizzati con diverse modalità, e oltre alla classica detrazione si può optare anche per lo sconto in fattura e la cessione del credito.
Bonus Verde 2022, quando si può richiedere
Al lungo elenco dei bonus che affiancano il Superbonus 2022 si aggiunge anche il Bonus Verde. È stato introdotto prima del Covid, con la Legge di Stabilità 2018, e riguarda gli interventi straordinari in tutte quelle aree in cui, appunto, è presente della vegetazione, quindi giardini, terrazzi e ogni spazio scoperto. Inclusi sono i lavori di realizzazione di:
– sistemi di irrigazione o di pozzi
– copertura a verde, di giardini pensili
– le spese di progettazione di tali interventi.
Come per gli altri bonus possono accedervi sia i proprietari che gli inquilini, mentre sono altre le caratteristiche che lo rendono differente dalle altre agevolazioni attualmente in vigore.
Nel caso del Bonus Verde, infatti, la detrazione è minore, solo del 36%, e il tetto massimo di spesa è inferiore a quello presente per altre agevolazioni, solo di 5mila euro.
Dunque può essere recuperato il 36% di tale cifra, 1.800 euro, e ciò può avvenire in 10 quote annuale di uguale importo. Per questo bonus può essere utilizzato solo lo strumento della detrazione, e non, come in altri casi, anche lo sconto in fattura o la cessione del credito.
Tale sgravio rimarrà in vigore fino al 31 dicembre 2024, salvo, naturalmente, eventuali altre proroghe.
Cos’è il Bonus idrico, rinnovato fino a fine 2023
Tra i bonus che potremmo definire “minori” è doveroso elencare anche il Bonus Idrico, chiamato anche Bonus Rubinetti.
La sua origine è più recente di quella degli ultimi esaminati, è stato infatti approvato nella Legge di Stabilità 2021, quindi nel 2020, e si colloca nell’alveo di quei provvedimenti che mirano a una riduzione degli sprechi, in questo caso nell’ambito delle risorse idriche.
Le spese che è possibile in parte recuperare grazie al bonus sono quelle sostenute per installare rubinetti o vasi sanitari a scarico ridotto o a limitazione di flusso, e che che abbiano le seguenti caratteristiche:
- Nel caso dei vasi sanitari il volume deve essere uguale o inferiore a 6 litri
- In quello dei rubinetti o dei miscelatori per bagno e cucina la portata deve essere uguale o inferiore ai 6 litri al minuti
- Se a essere installati sono soffioni o delle colonne doccia il flusso deve essere uguale o inferiore ai 9 litri al minuto
Come per altri bonus anche in questo caso vi è stata una proroga. Il termine, però, non è la fine del 2024, ma il 31 dicembre 2023. Non solo, tra le modifiche apportate nella Legge di Stabilità 2022 approvata da poco è stata decisa anche una riduzione del fondo relativo. È stato di 5 milioni nel 2021, è rimasto di tale cifra nel 2022, ma è calato a solo 1,5 milioni per il 2023.
Il contributo che lo Stato può dare a chi sostiene le spese elencate è al massimo di 1.000 euro. Può essere richiesto sulla “Piattaforma bonus idrico” sul sito del Ministero per la Transizione Ecologica.