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[dropcap]C[/dropcap]alo della crescita del mercato immobiliare, boom dei capannoni e forti divergenze di provincia in provincia sulla metratura media delle abitazioni. E’ questo il quadro emerso dai dati catastali 2012 diffusi ieri dall’Agenzia del Territorio. Il patrimonio immobiliare, lo scorso anno, ha raggiunto quota 66 milioni di unità (di cui le abitazioni rappresentano solo 34 milioni) con una rendita catastale pari a 36.5 miliardi e una crescita media dello stock del 2% (che per le abitazioni si ferma invece all’1.1%).
2012: cosa è aumentato e cosa è diminuito
Tra le unità immobiliari in aumento lo scorso anno, sul podio svettano le abitazioni civili e di tipo economico (categorie A2 e A3) e i villini (categoria A7). Il residenziale rappresenta circa il 50% delle unità registrate in catasto, mentre negozi e pertinenze (ovvero cantine, box auto, soffitte), che formano il gruppo C, hanno raggiunto quasi il 40%. Queste tipologie di unità, dal punto di vista di rendita catastale, rappresentano il 65% del totale, ovvero circa 23 miliardi di euro. Il gruppo D (immobili per le attività produttive e commerciali) e il gruppo E (immobili a destinazione particolare di interesse collettivo) confluiscono nel 3% del totale, e raggiungono quota 29% per quanto riguarda la rendita catastale, ovvero oltre 10 miliardi di euro.
Il calo, nel 2012, si è registrato su quelle abitazioni la cui categoria è fiscalmente scomoda: le signorili (che scendono dell’1.3%), i castelli e palazzi di eminente pregio storico artistico (con un -1.5%), e le ville, che hanno sì subito un aumento, ma pari solo allo 0.3%. In termini di rendita catastale, è bene ricordare che le abitazioni popolari, ultra popolari o tipiche toccano una quota inferiore a 100 euro, e quelle civili arrivano mediamente a 477 euro. Le unità accatastate nella categoria A1 (e dunque le case di lusso) hanno invece una rendita media di 2.893 euro, le ville ne hanno una pari a 2.984 euro, mentre i castelli e i palazzi di pregio arrivano fino a 3.662 euro.
Crescono i capannoni
Il boom dei capannoni ha fatto registrare un aumento vertiginoso. Dal 5.63% di crescita nel 2010 si è passati al 9.76% nel 2011 fino al 12.3% dello scorso anno. E’ soprattutto nella categoria D/10, quella dei fabbricati produttivi agricoli beneficiaria di esenzione Imu, che molti hanno puntato per l’iscrizione di immobili precedentemente inseriti altrove. Una manovra che ha aggiunto 134mila unità in più, pari ad un +54.7% del totale.
Metri quadri diversi da provincia a provincia
Dismessa l’imprecisa misura dei vani, l’Agenzia delle Entrate ha deciso di utilizzare i dati catastali per calcolare in ciascun comune la dimensione media direttamente in metri quadrati, senza tener conto della categoria catastale. I risultati di questo calcolo hanno disegnato una mappa italiana molto divergente, a parità di valori immobiliari, di provincia in provincia. Tra le abitazioni possedute dalla persone fisiche – pari a 31.5 milioni sui 34.4 totali – ad imporsi è la ricchezza in metri della pianura padana (per una media che non scende quasi mai sotto i 130-180 metri quadri), delle zone interne di Toscana e Umbria, del Lazio meridionale, e della Sardegna. Stessa discrepanza di misure tra Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia (dove la media va dai 50-90 ai 90-110 metri quadri), e zone dell’Alto Adige (dove si sale di nuovo sui 130-180 metri). Per il sud, Puglia, Calabria, Lucania e Campania, registrano abitazioni decisamente più grandi nonostante l’alta densità di popolazione. Nelle grandi città, invece, le medie basse sembrano rientrare nella normalità.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore