Dal 30 aprile al 31 luglio. E’ questa la proroga decisa dal governo per la scadenza della chiusura dei bilanci preventivi comunali. Una manovra che, se da una parte darà un po’ di respiro ai municipi, dall’altra allunga ancora i tempi per definire le aliquote per i pagamenti di giugno dei tributi locali.
Nuova proroga, perché
Una serie di rinvii sembra inevitabile soprattutto alla luce del fatto che vanno ancora definiti i criteri di distribuzione dei 625 milioni di euro d’aiuto ai comuni in virtù dell’abolizione dell’Imu prima casa, e quelli per ripartire i 6.6 miliardi di fondo di solidarietà comunale che, con la Iuc, dovrebbe servire a far quadrare i conti dei sindaci.
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Le imposte a rischio
Se l’acconto Imu di giugno può basarsi ancora sulle aliquote dell’anno scorso, gli ostacoli iniziano a farsi sentire per le altre due gambe della Iuc, ovvero Tasi e Tari.
In merito alla prima, rischia di rimanere in sospeso il destino di quei cinque milioni di immobili di valore medio che nulla avevano a che fare con Ici ed Imu, perché le detrazioni fisse delle vecchie imposte li rendevano automaticamente esenti. Se più di un comune sceglierà di non far superare alle entrate totali della Tasi prima casa quelle ottenute dall’Imu sulla stessa tipologia di immobile, concentrando tutti gli sconti sulle fasce di valore più basso, e se le case più grandi o pregiate, anche se non di lusso, potranno comunque contare sulle aliquote più basse previste per la Tasi, il conto più pesante rischieranno di pagarlo proprio le case di valore medio.
Anche per la Tari il futuro non è roseo, visto che si sta pensando di modificare ulteriormente i piani tariffari del tributo sui rifiuti.
I continui rinvii non fanno che procrastinare questo stato di limbo che non conferma quali saranno le disposizioni certe che verranno prese.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore