La crisi del Governo Letta congela le riforme

Con la crisi politica sono a rischio le riforme varate del Governo Letta.  248 i provvedimenti attuativi ancora da emanare, necessari per rendere efficaci quelli adottati in questi cinque mesi dall’esecutivo.

Dal suo insediamento al 15 settembre, il Governo ha licenziato 12 decreti legge (6 già convertiti). La maggior parte (circa l’80%) delle norme sono “autoapplicative”, non cioè  richiedono altri adempimenti attuativi.

Per quanto riguarda le norme che rinviano a un successivo decreto  ne sono state adottate 17 (il 6,4% del totale), in linea con quanto avviene in un Governo appena insediato.
Tra i decreti non ancora adottati  per 19 sono scaduti i termini, mentre 146 non hanno un termine perentorio.

Giovanni Legnini, sottosegretario a Palazzo Chigi con questa immagine spiega, in un’intervista al Sole 24 Ore, che impatto avrebbe ora una crisi sul fronte delle riforme.

Interrompere adesso l’azione di Governo sarebbe come costringere un aereo in pieno decollo ad atterrare.

E ancora “Rallentare l’attuazione delle leggi varate in questi cinque mesi dal Governo Letta vuol dire mettere a rischio almeno parte dei 12 miliardi di euro di misure per la crescita finora messe in campo. Un’interruzione anticipata della legislatura non solo produce danni politici e istituzionali, ma anche danni diretti all’economia che si vanno ad aggiungere a quelli indotti dalle reazioni dei mercati e dal grado di affidabilità che ci riconoscono”.

Il sottosegretario cita qualche misura  approvata dal Governo che  rischia di restare incagliata in quella fase  che passa tra l’emanazione e il momento in cui diviene  operativa: “C’è il decreto attuativo che rafforza la legge Sabatini per agevolare l’acquisto dei macchinari da parte delle imprese che è praticamente pronto o il rafforzamento del Fondo di garanzia per le Pmi. E ancora il regolamento sulle start up e le misure per aiutare le giovani coppie ad acquistare la prima casa”.

“A rischio poi – aggiunge Legnini –  non ci sono solo le misure attuative delle leggi già approvate, ma anche una serie di disegni di legge cruciali, come quello sul finanziamento ai partiti, la riforma costituzionale e la delega fiscale. Per non parlare della legge di stabilità ancora in cantiere dove un fondo per la coesione e lo sviluppo, come annunciato da Letta, dovrebbe finanziare l’atteso taglio del cuneo fiscale e le politiche infrastrutturali oltre a rivedere la nuova programmazione dei fondi comunitari”.

Al Governo Letta spetta anche il compito di continuare l’implementazione dei provvedimenti di attuazione lasciati  dal Governo Monti ( si tratta oggi di 548 decreti pendenti su un totale di 883 previsti). Dal suo insediamento ad oggi l’attuale esecutivo si è impegnato portando la percentuale di attuazione al 38% a fronte del 27% registrato a febbraio 2013.

Per Legnini l’attuazione delle riforme va affrontata di petto eliminando quei colli di bottiglia che trasformano le leggi più importanti in eterni lavori in corso. “Su questo abbiamo un piano che interviene su tre fronti –  spiega il sottosegretario – . Si deve innanzitutto migliorare la qualità della legiferazione, elevando come abbiamo già fatto con le ultime leggi il tasso di norme subito autoapplicative che oggi è all’80%. Bisogna continuare il monitoraggio, sollecitando costantemente i ministeri a scrivere le norme attuative, evitando dove possibile le concertazioni tra dicasteri e fissando un timing preciso per i pareri sui provvedimenti come quelli della Corte dei conti”.

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E  infine conclude “Serve più trasparenza per i cittadini che sono i beneficiari di queste misure. Per questo vogliamo pubblicare on line lo stato di attuazione delle leggi in modo che tutti sappiano chi è in ritardo. Questo strumento può trasformarsi in un eccezionale pungolo per le amministrazioni che devono attuare le norme”.