Pensioni precoci, la flessibilità in uscita di Boeri
Tra le proposte messe in campo per la riforma delle pensioni 2015, quella del presidente dell’istituto previdenziale Tito Boeri ha suscitato non poche polemiche.
Per agevolare una maggiore flessibilità in uscita dal lavoro, il direttore dell’Inps ha ipotizzato l’estensione al calcolo con sistema contributivo per i lavoratori precoci, ovvero coloro che optano per la pensione anticipata prima di aver compiuto i 66 anni d’età e con 40 anni di contributi maturati. I tecnici dell’esecutivo, tuttavia, non hanno visto di buon occhio questa alternativa, sia perché con tale metodo di calcolo i lavoratori precoci rischiano tagli dal 20% al 30% sugli assegni pensionistici se lasciano il lavoro tra i 7 ed i 10 anni di anticipo, sia perché il livello di contribuzione si abbasserebbe drasticamente per i lavoratori più giovani.
Sistema contributivo e sistema retributivo, le differenze
Scegliere di calcolare l’importo della pensione dei lavoratori precoci con il sistema contributivo – e non con l’attuale retributivo – abbasserebbe il valore di quanto percepito mensilmente perché si inizieranno a considerare i contributi versati durante la carriera lavorativa invece della media degli stipendi percepiti negli ultimi anni di professione.
Ad oggi, i lavoratori che prima della fine del 1995 avevano già versato 18 anni di contributi, rientrano nel sistema retributivo. Coloro che, invece, dall’1 gennaio 1996 non hanno raggiunto tale soglia contributiva ottengono la pensione sulla base del sistema contributivo.
Fonti Affari Miei, Business Online, Lavoro e Finanza, Intrage, Pensioni Oggi
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