Cos’è il cuneo fiscale

[custom_frame_left shadow=”on”] Il cuneo fiscale in Italia[/custom_frame_left]

Uno dei temi più stringenti che il governo Letta si è riproposto di trattare nella legge di stabilità riguarda la riduzione del cosiddetto cuneo fiscale, ovvero della differenza (in Italia molto alta) tra quanto un dipendente costa ad un datore di lavoro e quanto quello stesso dipendente percepisce di stipendio netto. Il cuneo fiscale è il totale delle tasse dirette, indirette o sotto forma di contributi previdenziali che gravano sul costo del lavoro, sia in riferimento ai datori di lavoro che ai dipendenti e ai liberi professionisti.

Ad analizzare l’impatto del costo del lavoro nel nostro paese sono l’istituto nazionale di statistica (Istat), e l’Ocse, ovvero l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico.

Gli studi Istat

Secondo gli ultimi dati Istat, che si riferiscono al 2010, il cuneo fiscale in Italia è pari, in media, al 46.2% del costo del lavoro, e grava per il 25.6% sui datori di lavoro, per il restante 20.6% sul lavoratore. Sempre secondo l’istituto di statistica, e in virtù delle diverse imposte regionali, il cuneo è più alto nel nord-ovest d’Italia (47%), mentre al sud e nelle isole arriva al 44.4%. Altre differenze sono relative al genere dei dipendenti: per le donne, il costo del lavoro è pari in media al 74% di quello degli uomini, e la retribuzione netta è il 76% di quella maschile.

Gli studi Ocse

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classifica cuneo fiscale in europa

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L’Ocse, che prende in considerazione anche l’imposta regionale sulle attività produttive (Irap), la liquidazione o trattamento di fine rapporto (TFR) e l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro (Inail), ha rilevato che il cuneo fiscale italiano nel 2012 è stato pari al 47.6%. Per ogni 100 euro di stipendio lordo, un datore di lavoro versa allo stato 32 euro, ovvero il 24.3% del totale, mentre il dipendente contribuisce con il 23.3% (ovvero 31 euro). Il nostro paese, sempre secondo l’Ocse, è al sesto posto nella classifica dei paesi europei per maggior costo del lavoro. L’Italia ha anche una delle tassazioni sul reddito più alte in assoluto, superata solo da Belgio, Finlandia e Danimarca. Sempre secondo l’organizzazione, dal 2002 al 2012 il cuneo fiscale italiano è aumentato dell’1% a fronte di una sua riduzione, negli altri paesi e nello stesso periodo, pari allo 0.9%.

La riduzione del cuneo fiscale, chiesta da aziende e lavoratori, permetterebbe di riacquistare competitività sia sul mercato internazionale che nella domanda interna. Aumenterebbe infatti il potere d’acquisto delle famiglie facendo arrivare più soldi in busta paga, e agevolerebbe le aziende che, più alleggerite dal costo del lavoro, andrebbero maggiormente incontro a chi è alla ricerca di lavoro.

Simona Di Michele

Fonte Il Post