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Il quadro nero dipinto dall’Istat
L’istituto di statistica, che ha diffuso i dati di gennaio 2014 e della media del 2013, ha parlato di 3 milioni e 293mila persone rimaste senza lavoro, per un totale di occupati in meno, dal 2008, pari a 984mila unità. I giovani del meridione sono il bersaglio più colpito, con la temibile percentuale del 42.4% di under 25 priva di occupazione. Quota che, lo scorso anno, è riuscita a raggiungere il vertiginoso picco del 51.6%, trasformatosi addirittura nel 53.7% tra le giovani donne meridionali.
Il confronto con l’Europa
Secondi solo alla Spagna (che detiene il 54.6% di disoccupati), in Europa siamo seguiti dalla Croazia, che a dicembre 2013 aveva toccato quota 49.8%, mentre la Grecia, a novembre 2013, ci aveva superato con un picco di disoccupazione giovanile pari al 59%. Il dato sconcertante, tuttavia, riguarda il fatto che, mentre a gennaio in Europa la disoccupazione rimaneva stabile al 12%, in Italia aumentava fino al 12.9%. Un’amara conferma della tendenza in negativo della crescita nostrana, destinata a rimanere tale anche nei mesi a venire.
La disoccupazione al microscopio
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Nel 2013 si sono contati 478mila posti di lavoro persi. Le vittime, tutte di anni compresi tra i 15 e i 34, e i 35 e i 49, sono state mietute sia tra i dipendenti a tempo indeterminato (diminuiti di 190mila unità) che tra gli autonomi (categoria in cui si è registrato un calo di 143mila unità) che tra i precari (-200mila). I settori più colpiti sono stati l’industria, che ha perso 89mila occupati, l’edilizia (con un preoccupante -163mila unità), ed il terziario, che è rimasto privo di 191mila posti.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore