Pensione, meno di mille euro al mese per quasi 7 milioni di italiani

Pensione sotto i mille euro

Nel 2013 il 43% dei pensionati, ovvero 6.8 milioni di persone, ha incassato [textmarker color=”C24000″]assegni previdenziali[/textmarker] per un importo medio mensile al di sotto dei mille euro lordi. Di questa percentuale, 2.1 milioni non ha toccato nemmeno quota 500 euro di pensione. E’ quanto ha rilevato l’Inps nel suo rapporto annuale.

Cos’è e cosa si prevede per il tasso di sostituzione

[paragraph_left][block]Importo pensione per chi oggi ha 30 anni[/block][block]Neanche il futuro, per le pensioni, sembra roseo.
L’importo della prima pensione dopo l’ultima retribuzione pagata al lavoratore (ovvero il tasso di sostituzione, che determina il tenore di vita del pensionato dopo la cessazione dell’attività lavorativa) potrà salire fino a dieci punti percentuali nel 2050-2060, ma a due condizioni. Che si vada in pensione a 70 anni, e che il pil italiano cresca in maniera consistente.[/block][/paragraph_left]

Importo della pensione per chi oggi ha 30 anni

Secondo le stime della ragioneria dello stato, l’assegno pensionistico di chi oggi ha tra i 25 e i 35 anni potrà salire nel futuro solo se si sarà disposti a lavorare qualche anno di più.

La pensione per i  dipendenti nel 2050-2060

L’[textmarker color=”C24000″]importo per un dipendente[/textmarker] che incasserà il primo assegno pensionistico nel 2050 sarà pari al 73.1% della retribuzione se il soggetto avrà alle spalle 38 anni di contributi. La percentuale potrebbe aumentare al 73.6% nel 2060, a parità di condizioni. Se però si fosse disposti a lavorare per più anni, per ricevere la pensione di vecchiaia con 70 anni d’età e 40 di contributi, il tasso di sostituzione raggiungerebbe quota 83.1% nel 2050 e 85.5% nel 2060.

L’importo pensionistico per gli autonomi

Per chi lavora come [textmarker color=”C24000″]autonomo[/textmarker], l’assegno raggiungerà il 72.8% nel 2050 ed il 73.7% nel 2060. Poiché questa tipologia di lavoratori è obbligata a raggiungere i 70 anni d’età prima di andare in pensione, il salto del tasso di sostituzione (anche di cinque punti percentuali) si potrà verificare solo se si è disposti ad accumulare due anni di contributi in più.

Pensione bassa anche nel futuro

Gli aumenti dei punti percentuali del tasso di sostituzione previsti se si è disposti ad andare in pensione più tardi saranno comunque più bassi della soglia raggiunta da chi è andato in pensione nel 2010. Una soglia che in alcuni casi ha toccato anche il 90%.
La pensione nel futuro sarà inoltre caratterizzata da un ribasso ‘fisiologico’. Per i dipendenti, tra il 2030 e il 2040 il tasso di sostituzione calerà dal 77 al 71% della retribuzione a causa del passaggio dal pensionamento di vecchiaia del regime misto a quello anticipato del regime contributivo. Gli autonomi, invece, subiranno nei prossimi sei anni un abbassamento dal 96 al 74.1% del tasso di sostituzione netto. Che scenderà ulteriormente al 67% nel 2035.

[visure_b2b]

La variabile pil

Ad incidere sull’importo dell’assegno pensionistico è anche la variazione annua del pil, la cui oscillazione influenza la rivalutazione dei contributi versati. In pratica, se il prodotto interno lordo cresce poco o per nulla, dopo 20-30 anni i contributi si svalutano, determinando una riduzione del tasso di sostituzione.

Quanto inciderà il pil sulle pensioni future

In media, per un punto percentuale di pil il tasso di sostituzione varia di 10 punti percentuali, con soglie che possono raggiungere il 6-7% per i redditi più elevati, ed il 20% per quelli più bassi e se si va in pensione più tardi. Il rischio è che prevalga la riduzione del tasso di sostituzione se, come previsto dall’elaborazione della ragioneria di stato, la variazione media del prodotto interno lordo rimarrà a quota 1.5% fino al 2060.

Aumento dei contributi pensionistici per i professionisti

[paragraph_left][block]Aumento contributi professionisti iscritti ordini e collegi[/block][block]Anche la pensione dei professionisti iscritti ad ordini e collegi con cassa di previdenza autonoma non sembra essere al sicuro. E’ infatti emerso che i contributi pensionistici che gli iscritti sono tenuti a versare subiranno ulteriori aumenti. Secondo l’analisi delle dichiarazioni previdenziali che i professionisti iscritti sono tenuti a presentareco a breve sui redditi e sul fatturato 2013, ad aumentare saranno sia i contributi soggettivi che quelli integrativi.[/block][/paragraph_left]

Quanto aumenta il contributo integrativo per i professionisti

Se fino a qualche anno fa il contributo integrativo sul fatturato dichiarato dai professionisti iscritti agli ordini e ai collegi era in media del 2%, dal 2015 sarà soggetto ad incremento, anche fino al 5%. Ne sapranno qualcosa i geometri e i periti. Ma soprattutto i clienti, poiché l’aumento sarà tutto a loro carico.

Rialzo del contributo soggettivo

Per il contributo soggettivo, cioè quello sul reddito, le aliquote che fino a qualche anno fa toccavano in media quota 10% potranno salire fino al 19%, come nel caso dei veterinari nel 2025, o al 18% e al 15%, come succederà rispettivamente per i periti industriali dal 2019 e i biologi dal 2017.

Quanto dovranno pagare di contributi avvocati, commercialisti e ragionieri

Se la categoria degli avvocati nel 2013 ha già visto salire dal 13% al 14% il contributo soggettivo, i commercialisti dovranno fare i conti con il rialzo dall’11% al 12% dell’aliquota sui redditi prodotti dal 2013.
Per i ragionieri, invece, le percentuali del contributo soggettivo sono passate per il 2013 da un minimo del 10 ad un massimo del 20%. Dal 2014, tali soglie aumenteranno di un punto ogni anno, fino a raggiungere il 15% per la quota minima ed il 25% per la massima.

Fonti Ansa, Il Sole 24 Ore

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