Tra fallimenti e liquidazioni volontarie
In Italia, l’anno scorso, sono state più di 14mila le aziende italiane che hanno chiuso i battenti. Si tratta, secondo i rilevamenti dell’osservatorio Cerved, del 12% in più rispetto al 2012. Il settore più colpito è stato quello dei servizi, con un +15%, ma anche l’industria non è stata da meno, con la preoccupante quota di +12.9% di fallimenti. Stessa tendenza per le liquidazioni volontarie, con quasi 94mila (+5.6%) di società chiuse senza precedenti procedure concorsuali.
[b_cciaa_indagini]Le zone a rischio
La crisi ha colpito inizialmente il nord ovest, ovvero le aziende più grandi e specializzate nella produzione di beni di investimento. Adesso, invece, si è spostata nel quadrante nord est, andando a lacerare il tessuto delle piccole e piccolissime imprese. In quest’area, lo scorso anno, i fallimenti hanno toccato la vetta del +19.7%, mentre le procedure non fallimentari sono cresciute del 69.1%.
Le procedure non fallimentari, del resto, si sono propagate a macchia d’olio in tutto il territorio nazionale, superando quota 3mila, e facendo dunque registrare un +53.8% rispetto al 2012. Questo aumento è spiegabile con il diminuito utilizzo del concordato in bianco, uno strumento introdotto a settembre 2012 e tramite il quale le imprese in crisi possono bloccare le azioni dei creditori presentando il piano di risanamento in un secondo momento.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore