Nuove regole per il recupero crediti, intervista Adiconsum e il parere di Unirec

[custom_frame_center shadow=”on”]Normativa recupero crediti[/custom_frame_center]

Cosa prevede il nuovo disegno di legge

[custom_frame_left shadow=”on”]Disegno di legge 1253 senatrice Maria Rosaria Rossi[/custom_frame_left]

Lo ha presentato la senatrice Maria Rosaria Rossi all’inizio di quest’anno. Il disegno di legge 1253, incentrato sul recupero crediti per conto terzi, non è ancora stato calendarizzato. Ma ha già incassato le critiche di due importanti realtà del mondo creditizio: l’Unirec, ovvero l’unione nazionale imprese a tutela del credito, e l’Adiconsum, l’associazione a difesa dei consumatori e dell’ambiente promossa dalla Cisl.
Al primo articolo del disegno di legge si legge che “i servizi per la tutela del credito consistono nella consulenza, nella gestione, nell’incasso, nel sollecito e nel recupero in via epistolare, telematica, telefonica e domiciliare per conto di terzi di crediti insoluti”, e che tali attività “si concretizzano nel contatto e, ove occorra, nella ricerca del debitore anche con la consultazione dei pubblici registri, nel rispetto delle disposizioni vigenti in materia di protezione dei dati personali, nonché nell’espletamento delle attività connesse e strumentali, ivi compresi il ritiro dei beni, la consulenza per la valutazione della recuperabilità e la redazione delle relazioni negative in ipotesi di mancato successo nell’attività di recupero”. Fin qui, nulla di nuovo. Le cose cambiano all’articolo 2, dove si puntualizza che “per lo svolgimento dei servizi di cui all’articolo 1 è richiesta l’iscrizione al registro istituito presso il ministero della giustizia”. Un passaggio di palla da un ministero all’altro, visto che la gestione ed il controllo della materia sono stati finora di competenza del ministero dell’interno. Il registro citato all’articolo 2, secondo il decreto, dovrebbe essere monitorato da un nuovo soggetto, istituito con l’articolo 4. Si tratterebbe dell’“organismo nazionale pluralistico per la regolazione dei servizi di tutela del credito, sottoposto alla vigilanza del ministero della giustizia, che rilascia apposita autorizzazione allo svolgimento delle attività”. L’organismo, come ribadisce l’articolo 5, si muoverebbe in completa autonomia nell’esercizio delle sue funzioni, che contemplano, tra le altre, la definizione degli “schemi dei bandi delle gare per l’assegnazione dei servizi da parte delle amministrazioni pubbliche e delle convenzioni da inserire nei capitolati delle gare”. Compito dell’organismo, secondo il decreto, sarebbe anche l’applicazione di eventuali sanzioni nei confronti dei soggetti trasgressori iscritti a registro, ovvero il richiamo scritto, la sospensione dell’attività per non meno di sei mesi e non più di un anno, fino alla cancellazione dagli elenchi.

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La parola di Unirec

[custom_frame_left shadow=”on”]Gianni Amprino presidente Unirec[/custom_frame_left]

Il comunicato stampa da cui si evince la posizione dell’associazione non lascia dubbi. Secondo il presidente dell’Unirec Gianni Amprino, il disegno di legge presentato dalla Rossi, se attuato, segnerebbe una profonda modifica dell’assetto normativo del settore, rischiando di creare “un vuoto legislativo molto rischioso per il nostro comparto, che oggi sotto l’attenta e puntuale vigilanza del ministero dell’interno opera nel pieno rispetto delle regole con oltre 18.000 lavoratori”.
La Unirec, che da sola rappresenta circa 200 aziende attive nel settore, “non condivide – secondo le parole del presidente affidate al comunicato – né l’impostazione né le finalità del  disegno di legge presentato dalla senatrice Maria Rosaria Rossi, che modifica sostanzialmente le regole, consente di inserire norme capaci di falsare la concorrenza tra le aziende e punta a  estromettere il ministero dell’interno dal controllo del delicato comparto dei servizi di tutela del credito, annullando completamente quanto il dicastero, con il supporto delle parti sociali interessate, ha disposto in via amministrativa negli ultimi anni”. Un lavoro, quello ricordato da Amprino, fondato sulla “capillare sorveglianza garantita dalla polizia di stato e dalle questure, che stabilisce i requisiti professionali e di onorabilità necessari all’ottenimento e alla conservazione della licenza necessaria”.

L’intervista al presidente di Adiconsum

[custom_frame_left shadow=”on”]Pietro Giordano, presidente nazionale di Adiconsum[/custom_frame_left]

Di non minor impatto le parole di Pietro Giordano, presidente nazionale dell’Adiconsum intervistato da TuttoVisure.it, il quale ha definito “devastante” l’effetto che le proposte sollevate dal ddl 1253 avrebbero sull’intero settore creditizio. Un cambio di normativa come quello previsto dal ddl, secondo Giordano, “darebbe la stura alle infiltrazione di mafie, visto il giro d’affari di decine di miliardi del settore. Passare dal ministero dell’interno a quello della giustizia toglierebbe il controllo alle questure ed alle forze di polizia che, sino ad oggi, hanno limitato ed impedito alla criminalizzata di appropriarsi di un business, con ricadute devastanti sui consumatori, quali ad esempio la crescita esponenziale dell’usura, vero e proprio cancro che aggredisce le famiglie sovraindebitate ed in stato di bisogno”. Non solo. Il pericolo si paleserebbe anche in relazione all’accesso alla professione, mettendo a rischio i livelli occupazionali,“attualmente” pari a “oltre 15.000 addetti”.
L’Adiconsum, ha continuato il presidente, “ritiene fondamentale che si mantengano le agenzie di recupero crediti nell’ambito dei soggetti autorizzati, controllati e vigilati dal ministero dell’interno e quindi da professionisti dell’anticrimine. Il ministero si avvale di una gestione consolidata positivamente negli anni e ora ancor più puntuale grazie al compito sussidiario dell’ente bilaterale, costituito tra Adiconsum e Unirec, che ha sviluppato un equilibrato rapporto tra operatori e consumatori, sia sotto l’aspetto sociale che sotto l’aspetto della professionalizzazione degli operatori”. Un organismo bilaterale a difesa dei consumatori, l’Ebitec, che “ha già raggiunto un importante risultato con l’emanazione di circolari ministeriali”, ma che va potenziato “per giungere ad un comparto che gestisce più di 40 miliardi di euro l’anno”. Garanzie per i cittadini, dunque. Ma non solo a livello collettivo, visto che singolarmente Adiconsum si occupa da tempo di dare informazione ed assistenza ai consumatori che abbiano avuto problemi con società di recupero crediti o loro addetti. Un impegno che, secondo Giordano, rischia di venir vanificato dal ddl. “I consumatori pagherebbero un conto salato sia per la completa mancanza di controllo delle questure e delle forze di polizia sul settore, sia perché si aprirebbe un far west senza regole che farebbe pagare i costi della filiera all’anello più debole, cioè ai cittadini, già in difficoltà per il pagamento dei propri debiti. I cittadini rischierebbero inoltre di trovarsi di fronte ad ‘operatori’ della criminalità organizzata, com’è successo a Milano nel recente passato per agenzie di debito che si è scoperto – grazie al controllo delle forze di polizia – essere in mano alla camorra”.
Ma allora la normativa sul recupero crediti, che risale al 1931 (Tulp articolo 115), deve rimanere impermeabile a qualsiasi tipo di aggiornamento? Non secondo Giordano, che dice sì all’implementazione dell’impianto legislativo “attraverso circolari e decreti ministeriali che diano sempre di più trasparenza e norme comportamentali alle mandanti, alle aziende ed ai controllori (questure) in una chiave sussidiaria, cioè dando ruolo alle associazione dei consumatori ed imprenditoriali del settore, che conoscono perfettamente le esigenze del settore. Le mandanti – ha proseguito il presidente – dovrebbero essere corresponsabili di comportamenti scorretti delle aziende di recupero, ove si realizzino, così come avviene in edilizia per appaltatori e subappaltatori”. Requisito fondamentale, in ogni caso, rimane il coinvolgimento del ministero dell’interno. A lui va demandato un preciso ruolo per poter “agire in maniera più rapida ed incisiva rispetto ai tempi della legislazione ordinaria, che resterebbe immutata per altri decenni”.

Simona Di Michele

Fonti www.unirec.it, www.adiconsum.it,  www.senato.it,