Riforma del Catasto 2018, cambia il calcolo del valore catastale

Valore catastale, cos’è

Il valore catastale è la base imponibile su cui si applica l’aliquota per calcolare una tassa su un immobile. E’ il valore degli immobili, calcolato partendo dalla base della rendita catastale rivalutata dell’anno in cui si fa il calcolo. Il valore catastale cambia in base al tipo di immobile, ovvero alla categoria catastale in cui lo stesso ricade. Tramite il calcolo del valore catastale si può determinare, tra le altre, anche l’imposta sulle successioni.

Calcolo valore catastale, da dove partire

Due sono gli aspetti da prendere in esame per arrivare ad effettuare un corretto calcolo del valore catastale: le rendite catastali e la destinazione d’uso.
La rendita catastale è il ricavo che l’Agenzia delle Entrate attribuisce ad ogni unità immobiliare registrata presso il Catasto. A partire dalla rendita catastale, vengono calcolati tutti gli importi da versare come tasse immobiliari.
Secondo le categorie catastali che rappresentano la destinazione d’uso di tutte le unità immobiliari urbane, inoltre, ogni unità è classificabile nella categoria di immobili a destinazione ordinaria (tra cui rientrano le abitazioni, le scuole, gli ospedali, le biblioteche e le unità ad uso commerciale) o in quella a destinazione speciale (come banche, stazioni di servizio per i trasporti, ponti, ecc.).
Identificate la categoria catastale e la rendita catastale, è possibile procedere al calcolo del valore catastale dell’immobile.

Come calcolare il valore catastale

Per calcolare il valore catastale, è necessario rivalutare del 5% la rendita catastale dell’immobile e moltiplicarlo per un coefficiente prestabilito per legge. Questo coefficiente varia in base alla destinazione d’uso dell’immobile preso in considerazione, e dunque a seconda della categoria catastale a cui appartiene. Per la prima casa, ad esempio, il moltiplicatore è 115,5, mentre per abitazioni secondarie o di lusso è 126, e per i negozi, è pari a 42,84.
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Riforma del Catasto 2018, cosa cambia

Secondo quanto previsto dalla riforma del Catasto 2018 (attualmente ferma), il valore catastale medio degli immobili dovrà essere stabilito sulla base del valore di mercato, espresso in metri quadrati e determinato con funzioni statistiche. La rendita catastale andrà determinata anch’essa in metri quadrati, ed il contribuente potrà ricorrere in autotutela sull’attribuzione delle nuove rendite catastali. Lo scopo che si prefigge la riforma del Catasto è quello di garantire più neutralità nella valutazione delle rendite catastali, nella conseguente attribuzione del valore catastale e nell’imposizione fiscale ai contribuenti.
Il calcolo delle rendite catastali degli immobili, dunque, è il fulcro della riforma del Catasto 2018, e prevede la considerazione dei metri quadri (non più dei vani) e l’effettivo valore commerciale dell’immobile. Tale revisione delle rendite catastali è prevista per i fabbricati presenti su tutto il territorio nazionale, così come l’introduzione di una nuova classificazione della destinazione d’uso degli immobili, in considerazione dei vari usi a cui è destinata un’unità immobiliare.
Il compito di verificare e monitorare i fabbricati non ancora censiti (quindi esclusi dalla tassazione immobiliare) sarà deputato ai Comuni, supportati dall’Agenzia delle Entrate.