Acconti Ires 3.4 miliardi da banche, assicurazioni, imprese

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L’erario, nel 2013, ha ottenuto 3.4 miliardi di vantaggi dall’acconto Ires versato da banche, imprese (per il 102.5%) ed assicurazioni (per il 130%). Guardando al biennio 2015-2016, però, c’è la possibilità di una contrazione dei prossimi versamenti che potrebbe determinare, per compensazione, un aumento delle accise.

Numeri in salita

La perdita dello scorso anno per l’erario è stata esigua. Si parla di poco più di 900 milioni di euro, ovvero lo 0.2% in meno rispetto al 2012, per una tenuta di 423.385 miliardi complessivi. A favorire questa situazione, oltre agli acconti Ires, hanno contribuito la patrimoniale sui depositi titoli (oltre 1.5 miliardi rispetto all’anno precedente), la lotta all’evasione fiscale (8.2 miliardi), e la cedolare sugli affitti (476 milioni, ovvero un +45.8%).
Le risorse da cui lo stato ha ottenuto entrate, comunque, non si fermano qui. Dalla tassazione sulla casa, l’erario ha infatti ottenuto nel 2013 una dote di 601 milioni, che a gennaio di quest’anno è aumentata di ulteriori 277 milioni. Dall’Imu sui capannoni a carico delle imprese, poi, sono arrivati altri 3.7 miliardi, mentre la mini Imu ha versato nelle casse dei comuni entrate pari a 529 milioni.
Ad alimentare la dote dello stato, infine, sono state anche le tasse sulle rendite finanziarie. Le ritenute sugli interessi e la sostitutiva delle imposte sui redditi hanno apportato un guadagno pari a 10.7 miliardi di euro, ovvero una maggiorazione del 16.5% rispetto al 2012.

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Numeri in discesa

Ma nel corso del 2013, a farsi sentire, sono stati anche i sintomi della crisi.
Sono stati 10.8 i miliardi complessivi di minori entrate Irpef (7.7 miliardi) ed Iva (3.1). Quest’ultima, nonostante l’aumento di un punto percentuale (dal 21 al 22%) scattato ad ottobre, ha perso oltre 3 miliardi rispetto al 2012, attestandosi sui 112.1 miliardi.
Se poi l’acconto Irpef, maggiorato di un punto fino ad arrivare al 101%, ha impedito la contrazione dell’imposta pagata da lavoratori dipendenti ed autonomi, la tassa sul reddito delle persone fisiche ha anche perso l’1.1% (7.7 miliardi) a causa della variazione negativa delle ritenute sui redditi di lavoro dipendente del settore privato (-455 milioni di euro, -0.7%) e di quelle sui redditi degli autonomi (-686 milioni, -5.3%). Le uniche a rimanere stabili, con un +2.7% pari a 1.6 miliardi in più rispetto al 2012, sono state le ritenute dei dipendenti pubblici.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore