Fisco: salgono oltre il 100% le aliquote Irpef, Irap e Ires

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Circa 20 milioni di contribuenti italiani (tra persone e società) sono chiamati a pagare il 2 dicembre prossimo un acconto Irpef, Ires e Irap ad aliquote rialzate che porterà all’erario quasi 34 miliardi di euro. In conseguenza all’aumento, deciso a fine giugno per evitare il passaggio dell’Iva dal 21 al 22% (salto che poi si è ripresentato ad ottobre), l’Irpef passa – e per sempre – dal 99 al 100% dell’imposta, così come l’Irap, l’imposta sulle attività produttive. Per chi paga l’Ires, il finanziamento ‘ope legis’ a favore dello stato (ovvero ‘per il dettato della legge’, secondo la definizione del servizio bilancio del Senato) farà salire il dovuto – ma solo per quest’anno – al 101%. A subirne le conseguenze più pesanti, dipendenti e pensionati con altri redditi, così come imprese, imprenditori individuali e professionisti in relazione ai bilanci. Ancora aperte rimangono le ipotesi che per banche e assicurazioni l’acconto aumenti ancora fino al 120%, e che il termine venga prorogato al 16 dicembre.

Visura Cattivo Pagatori
Estratto Conto Equitalia

L’impatto dell’aumento su dipendenti e pensionati

A rendere il conto più salato, per lavoratori dipendenti e pensionati, basta un reddito aggiuntivo rispetto alla busta paga o all’assegno previdenziale, ad esclusione del reddito della prima casa. Determinante diventa dunque l’entità del reddito aggiuntivo: se un dipendente o un pensionato riceve anche solo 500 euro al mese di affitto, dovrà pagare 22.8 euro in più se sconta un’aliquota marginale del 38%, che è quella media dei proprietari di seconde case. L’aumento dell’aliquota dell’acconto ha un suo peso anche su chi ha scelto la cedolare che, per i pagamenti, segue le regole Irpef. Per chi ha preferito l’assistenza fiscale con modello 730, sarà il datore di lavoro o l’ente pensionistico ad effettuare la trattenuta con la busta paga o la pensione di novembre. In tutti i casi, l’importo da pagare sarà conguagliato con la prima rata di acconto (il 40% del totale) eventualmente pagata a giugno.

Cosa succede ad autonomi e società

Per chi non percepisce un reddito fisso, il calcolo degli anticipi al fisco si può fare o ripetendo i dati dell’anno prima (metodo storico) o in base alle stime di guadagno effettive nell’anno (metodo previsionale). Entrambi gli esiti produrranno comunque l’aumento di un punto percentuale rispetto alla cifra che si sarebbe pagata con le regole 2012. Inoltre, poiché le stime del governo per le nuove misure si sono basate sui dati dell’anno scorso, chi sta vedendo il proprio reddito contrarsi per la crisi rischia, scegliendo il metodo storico, di versare più soldi del dovuto al fisco. Da questo punto di vista, e soprattutto per banche e imprese, l’operazione potrebbe tradursi in ulteriori aumenti degli acconti.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore