E’ una delle imposte sul mattone più apparentemente innocue, se confrontate ad Imu e Tasi. E invece, trattenuta direttamente nelle buste paga dei dipendenti nell’anno successivo a quello in cui è deliberata, l’Irpef comunale ha effetti notevoli sul portafoglio dei contribuenti.
I dati sull’Irpef
Secondo quanto diffuso dal ministero delle finanze, nelle dichiarazioni dei redditi per l’anno d’imposta 2012 l’addizionale Irpef media è stata di 160 euro, contro i 130 dell’anno precedente. A detenere il record più elevato è Padova (con 288 euro), seguita da Milano (285) e Roma (280). Le cifre, però, vanno incrociate con la presenza di eventuali esenzioni per i redditi bassi, la modalità di applicazione dell’aliquota (unica o a rate), il reddito medio dei residenti nel comune. Ma anche la natura stessa del tributo ha il suo peso. Sull’addizionale, che va versata solo da chi paga l’Irpef statale, gioca infatti la variabile dei redditi più o meno bassi. Nei comuni dove tale dato è al ribasso, la cerchia dei potenziali contribuenti si restringe già per via di deduzioni e detrazioni che relegano molti soggetti nella cosiddetta no tax area. Al contrario, dove i redditi sono più alti, i possibili ritocchi alle aliquote diventano un’arma fiscale potente per i sindaci, ed è più facile organizzare il prelievo in scaglioni.
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Quanto pesa davvero l’Irpef comunale
Per saperlo bisognerebbe confrontare il gettito dell’imposta con la base imponibile teorica. Un dato, quello dell’aliquota effettiva, che però risulta difficile da ricavare per il cittadino medio, e non dice nulla sulla distribuzione del carico fiscale tra soggetti a basso e ad alto reddito. Senza dimenticare lo sfasamento temporale nel pagamento. I 1.200 aumenti deliberati nel 2013 dai comuni italiani hanno iniziato solo il mese scorso a farsi sentire sulle buste paga dei lavoratori.
Unico dato certo è che l’addizionale, negli ultimi anni, è aumentata. E non tanto in riferimento al numero di comuni che hanno iniziato ad applicarla, quanto nell’aggravio delle aliquote in quelli che la utilizzavano già. Nel 2007, erano 6mila su 8mila i centri che avevano deliberato l’addizionale, per toccare ora quota 6.500. Gli incassi, nel rapporto, sono più che saliti visto che i comuni hanno spesso sentito la necessità, o la tentazione, di aumentare le aliquote per far quadrare i conti. Nei Comuni che hanno esaurito lo spazio di manovra sulle aliquote, poi, permane comunque la possibilità di eliminare o ridurre le eventuali esenzioni per i redditi bassi. Un’arma in più per agevolare i rincari.
Simona Di Michele
Fonti Il Sole 24 Ore