Azione revocatoria fallimentare, cos’è e a cosa serve

Azione revocatoria fallimentare, cos’è

Se un soggetto va in fallimento, secondo l’articolo 66 della legge fallimentare e di fronte al tribunale che lo ha dichiarato, il curatore ha facoltà giuridica di rendere inefficaci tutti gli atti (quali pagamenti e garanzie) realizzati dall’insolvente nell’anno o nei sei mesi precedenti il fallimento, ricompattando il patrimonio allo scopo di soddisfare i creditori.

Come funziona l’azione revocatoria fallimentare

Il curatore fallimentare, in sostanza, può obbligare i soggetti che hanno ottenuto beni o denaro dal fallito a restituirli, e retrocedere le eventuali garanzie ottenute.

Quali atti sono esenti dall’azione revocatoria fallimentare

Tra gli atti esclusi dall’azione revocatoria fallimentare vanno annoverati la vendita di immobili adibiti ad abitazione principale, i pagamenti utili ad esercitare l’attività imprenditoriale, e quelli per prestazioni di lavoro.

[b_protesti_sic]

Validità dell’azione revocatoria fallimentare

L’azione revocatoria fallimentare ha validità solo se il soggetto a cui vengono revocati i beni del fallito è a conoscenza dell’insolvenza di quest’ultimo. Per legge è sufficiente anche presupporre tale stato, attraverso gli indici di insolvenza come i protesti.
Inoltre, per poter essere accolta, la revocatoria fallimentare va richiesta entro tre anni dal fallimento e non oltre i cinque dalla data dell’atto.

Fonti Fallimenti.it, Il Sole 24 Ore

[spacer style=”2″ icon=”9998″]