Stipendi: ecco quanto costano al dipendente e al datore

Le proposte del Governo Letta

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Infografica da Il Sole 24 Ore

Trovare dieci miliardi per il cuneo fiscale. “Il minimo per fare un salto di qualità e dare una spinta alla crescita”. E’ questa la richiesta urgente che Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, ha presentato al premier Enrico Letta nel corso di un colloquio a due tenutosi qualche giorno fa. Insieme ad altre variabili, inevitabilmente intrecciate alla riduzione del costo del lavoro: crescita di almeno il 2%, per dare una risposta alla disoccupazione, specialmente quella giovanile; recupero della competitività, non solo attraverso l’intervento sul cuneo fiscale (che in Italia è al 52.9%, il più alto tra i paesi sviluppati) ma anche sulla semplificazione burocratica; mantenimento della stabilità politica. Tutti fattori su cui Squinzi ha ribadito che è necessario fare presto, e fare bene. Il governo, da parte sua, parla di un piano di sviluppo triennale, la cui definizione è demandata alla legge di stabilità.

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Busta paga

Quanto costa il lavoro in Italia

Il doppio di uno stipendio, in certi casi anche di più. E’ quanto costa mediamente ad un datore di lavoro uno stipendio di mille euro nette incassate da un lavoratore dipendente. Il cosiddetto cuneo fiscale, rappresentato dalla somma degli oneri fiscali, previdenziali ed assicurativi a carico dell’azienda e del lavoratore, grava in maniera significativa su entrambi i diretti interessati: il dipendente si vede detrarre in busta paga la trattenuta previdenziale, la ritenuta Irpef al netto delle detrazioni riconosciute, e le addizionali comunali e regionali; il datore di lavoro deve fare i conti con gli oneri contributivi a suo carico, il premio assicurativo Inail e l’imposta regionale Irap. Agire su uno dei due attori coinvolti, (lavoratore o azienda), o su entrambi, consentirebbe di ridurre questo differenziale. In favore del lavoratore, essendo più complicato intervenire sull’aspetto contributivo e sulle imposte locali, si potrebbero rimodulare le aliquote e gli scaglioni Irpef, aumentare le detrazioni, o introdurne di nuove. Agire sul premio Inail – riducendo i tassi o introducendo agevolazioni e sconti – e sulla riduzione del prelievo Irap, attraverso nuove deduzioni o sconti, potrebbero essere gli interventi per ridurre il costo dal punto di vista dell’azienda.

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi

Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi

Le richieste di Confindustria

“In Italia (il cuneo fiscale, ndr) sale in particolare per una serie di oneri aggiuntivi come l’Irap, una tassa iniqua sul lavoro, il Tfr e l’assicurazione Inail”. Un costo che, secondo il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, va ridotto attraverso un’iniezione di liquidità pari, nell’immediato, a dieci miliardi di euro. Risorse indispensabili per favorire l’occupazione, e la crescita, soprattutto in virtù del fatto che negli ultimi dieci anni l’Italia ha avuto uno sviluppo di un punto inferiore rispetto alla media europea. Con l’aggravante della crisi che dal 2007 ha fatto perdere 9 punti di Pil, il 25% dei valori della produzione, e il 15% di capacità produttiva. Crescita dunque, che per Squinzi è sinonimo non solo di abbattimento del costo del lavoro, ma anche di semplificazione burocratica. “Disboschiamo l’Italia dalle complicazioni”, ha ribadito intervenendo sui 28 miliardi (di cui 21 al sud) di fondi strutturali europei per il programma 2007-2013. Attingere a queste risorse permetterebbe di reperire i dieci miliardi utili per la riduzione del cuneo, e avviare i 650mila progetti già presentati ma che non riescono ad andare avanti a causa delle complicazioni burocratiche. “È un paradosso – ha detto Squinzi – Deve essere fatto ogni sforzo per immettere nel sistema economico questi 28 miliardi. Non possiamo perdere anche un solo euro. Oltre ad essere economicamente uno spreco non è moralmente accettabile”. I fondi strutturali, indispensabili per recuperare competitività, potrebbero essere destinati, secondo il presidente di Confindustria, a credito, investimenti alle imprese, riqualificazione del patrimonio pubblico, promozione dell’occupazione e nuove assunzioni. Squinzi ha anche proposto di incentivare, tramite fondi, quelle amministrazioni che si impegnano nei pagamenti in tempi certi, e nella conclusione dei procedimenti amministrativi verso le imprese. Ai 28 miliardi vanno poi aggiunti i circa 60 del programma 2014-2020, verso cui bisognerebbe adottare lo stesso atteggiamento. L’appello è rivolto al parlamento, che “nell’ambito della legge di stabilità dovrà pronunciarsi sul rifinanziamento di queste politiche”.

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Consiglio dei ministri Letta

Il piano di intervento del governo Letta

L’esecutivo conta di mobilitare risorse entro un piano di sviluppo triennale. Si dovrebbe partire l’anno prossimo con un intervento di 4-5 miliardi, metà a favore dei lavoratori e metà per le imprese. Se il quadro di finanza pubblica lo consentirà, si proseguirà con altri 5-6 miliardi nel 2015, e ulteriori 5-6 miliardi nel 2016. Al vaglio dei tecnici, e in tempi brevi vista la scadenza imminente del varo della legge di stabilità, che conterrà il taglio del cuneo, numerose ipotesi su quali interventi fiscali e forme di decontribuzione potranno essere funzionali per produrre l’effetto più espansivo sull’economia. Per il sottosegretario all’economia Pier Paolo Baretta, i capitoli da prendere in esame dovrebbero essere tre: la spesa sociale, il cuneo, e i comuni. “Più alto è l’intervento sul costo del lavoro maggiori saranno le risorse da sottrarre su altri fronti” ha invece ribadito il viceministro all’economia del Pd Stefano Fassina, mentre il suo collega Luigi Casero (Pdl) ha confermato l’ipotesi di un intervento sul cuneo di carattere “progressivo e strutturale”. Unica scelta certa, per ora, è quella di concentrare l’intervento a favore dei lavoratori in una soluzione unica, con uno sgravio sull’Irpef concentrata in un solo mese della prossima primavera. Per i lavoratori con reddito più basso, si ipotizza un ulteriore intervento per evitare che gli incapienti non ricevano nulla. Sulla base delle coperture disponibili, inoltre, i lavoratori potrebbero usufruire di una riduzione sulle tariffe per alcune prestazioni Inail non aggiornate, mentre per le imprese potrebbe arrivare un intervento sull’Irap fondato sulla detrazione selettiva del costo del lavoro dalla base imponibile a seconda che si considerino i contratti a termine o quelli a tempo indeterminato. Sempre per le aziende, arriverebbero poi gli sgravi sulle nuove assunzioni, sotto forma di una fiscalizzazione dei contributi, così com’è stato per le assunzioni degli under 29.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore

 

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