Tasse e legge di stabilità, i possibili scenari dei dossier fiscali finora rinviati

Il tempo stringe per le riforme fiscali italiane ancora in pending dal punto di vista tecnico ed esecutivo. Con l’approvazione, tra una settimana, della legge di stabilità per il 2014, il governo Letta è chiamato a prendere decisioni rapide e risolutive in merito alla questione delle tasse, sia per gli ultimi mesi del 2013, sia per l’anno che verrà. Obiettivo finale: sostenere la ripresa economica del paese. Quattro i dossier più stringenti da collocare all’interno della ex finanziaria 2014. Un quinto nodo, quello dell’Imu, dovrà invece essere sciolto entro il prossimo 16 dicembre.

Priorità: la riduzione del cuneo fiscale Traguardo primario dell’esecutivo, come più volte ribadito dal premier Letta, sarà la riduzione delle tasse sul lavoro. Con un cuneo fiscale del 47.6%, cifra che sale al 53.4% se si mettono in conto anche gli oneri legati a Irap, Tfr e Inail, e che ci declassa alle peggiori posizioni nel ranking Ocse, la carta che l’esecutivo intende giocare punta ad un taglio di 5 miliardi, anche se all’interno della legge di stabilità di certi ce ne sarebbero solo 2-2.5. Il taglio dovrà prevedere un alleggerimento del carico sulle buste paga dei lavoratori e una riduzione degli oneri a carico delle imprese. Tra gli interventi possibili, che in settimana verranno discussi con le parti sociali, il taglio all’Irpef dei lavoratori o la stabilizzazione dei salari di produttività, l’aumento delle deduzioni Irap, la riduzione dei premi Inail e gli incentivi alle assunzioni. Per ridurre il prelievo sulle imprese, il ministero dell’economia potrebbe anche rimettere mano all’Ace, l’aiuto alla crescita economica che prevede agevolazioni alle imprese che si rafforzano, un provvedimento introdotto dalla manovra Monti del dicembre 2011. Lo stesso Letta ha parlato di un “rafforzamento dell’Ace” nella prospettiva di “incentivare la patrimonializzazione delle imprese e gli investimenti”. La deduzione attualmente è calcolata in base al 3% degli incrementi patrimoniali a partire dal 2011. Il 3%, fissato per legge per i primi tre anni, potrebbe subire variazioni in virtù della possibilità che dal 2014 permetterà di stabilire la detassazione ogni anno, con un decreto ministeriale entro il 31 gennaio. Altra ipotesi a favore delle imprese, la rivalutazione dei beni d’impresa, ovvero il pagamento di un’imposta sostitutiva, che nell’ultima edizione oscillava tra il 12 e il 16%, grazie alla quale si potranno calcolare gli ammortamenti sul maggior valore. In caso di cessione del bene, la plusvalenza sarà inferiore rispetto a chi non avrà rivalutato.

Riordinamento complessivo del taglio alle agevolazioni fiscali La questione del taglio ai bonus fiscali, che da quando sono stati introdotti da Tremonti nel 2011 è andata avanti sotto forma di riduzioni random per esigenze di cassa contingenti (ne sono un esempio le deduzioni sugli affitti ridotte dal 15% al 5%, o quelle dal 40 al 20% sulle auto aziendali), torna con il premier Letta – pare – secondo la logica di un riordino complessivo. Tra le ipotesi in circolazione, quella di detrazioni sulle spese sanitarie per il 19%, idea già contemplata nella prima versione della legge di stabilità per il 2013. Trovare un equilibrio su dove e come tagliare non sarà operazione facile, vista l’importanza delle agevolazioni difficilmente tagliabili, come quelle per i familiari a carico, che costano allo stato 13 miliardi, o quelle per lavoro dipendente e pensione, pari a circa 36 miliardi l’anno.

La questione Iva Fare dietro front sull’aumento dell’Iva dal 21 al 22% (aumento avvenuto lo scorso 1 ottobre) potrebbe significare perdere liquidità per 4 miliardi di euro nel 2014. D’altra parte, mantenere l’aliquota attuale imporrebbe di  fare i conti con una possibile contrazione dei consumi. Sembra rivolgersi proprio a questa seconda ipotesi la proposta del premier Letta di revisionare i panieri, ovvero spostare i beni tra le diverse aliquote dell’Iva. Vero è che dalla tassa sui consumi ad aliquota 22% arriva circa l’80% del gettito complessivo, e se la si vuole ridurre su un numero più o meno grande di beni e servizi, sarà necessario alzarla da qualche altra parte. In questo contesto, potrebbe spuntare l’ipotesi di una terza aliquota ridotta da affiancare a quelle del 4 e del 10%. Qualsiasi decisione sull’Iva, in ogni caso, dovrà prevedere un confronto con Bruxelles per tenere conto della disciplina sul mercato interno.

Delega fiscale a rischio per il 2014 Arrivato da poco al Senato dopo il via libera della Camera, e momentaneamente in standby sul calendario del governo per via dei più stringenti Def e legge di stabilità, sulla delega fiscale incombe il rischio di una non attuazione del decreto legge dal 2014. Se ciò avvenisse, si posticiperebbero non solo il riordino dei regimi fiscali o la definizione di abuso del diritto, ma anche la riforma del catasto, utile per equalizzare la stessa base imponibile usata anche per la service tax.

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Imu, il nodo da sciogliere entro il 2013 ‘Ultimo’ dossier da riconsiderare, vista l’imminente scadenza del saldo il prossimo 16 dicembre, riguarda l’Imu. Sospeso l’acconto e cancellata la prima rata, l’esecutivo è chiamato a decidere per l’abolizione totale della seconda o la rimodulazione del prelievo sulle abitazioni principali, i terreni e i fabbricati rurali. Il governo dovrà pronunciarsi sulle coperture economiche da trovare qualora si cancellasse il saldo a coloro che hanno già evitato l’acconto (2.4 miliardi le risorse necessarie per tale manovra). Senza dimenticare che il nodo sull’Imu si intreccia anche con la nuova service tax che dovrà prenderne il posto.

Simona Di Michele

Fonti Il Sole 24 Ore