In arrivo il testo anti evasione fiscale
Già confezionato dai tecnici del governo, il [textmarker color=”C24000″]nuovo piano contro l’evasione fiscale [/textmarker]dovrebbe essere definitivamente approvato dal parlamento prima di agosto. Una strategia, quella riformulata dall’esecutivo di Matteo Renzi, che punta a recuperare circa 2 miliardi di gettito per finanziare, tra gli altri, il decreto Irpef e dunque gli 80 euro in busta paga.
Tracciabilità e fatture elettroniche
La novità del piano anti evasione fiscale sta nello spostare lo sguardo verso altri strumenti di controllo. Una necessità nata dall’inefficacia del redditometro, al quale si affiancherà l’utilizzo maggiore di tracciabilità di pagamenti e fatture elettroniche.
I motivi per cui il redditometro non è efficace
L’accertamento sintetico del reddito, con cui l’agenzia delle entrate verifica le discrepanze più gravi tra il reddito dichiarato ed il tenore di vita del contribuente, non ha dato i risultati sperati per una serie di ragioni. Non si tratta solo del calo del numero di monitoraggi effettuati, che dagli originali 30mila è passato a 20mila scarsi. La causa principale della poca risonanza che ha avuto il redditometro è data dalle modifiche introdotte sullo strumento anti evasione fiscale a seguito delle riflessioni del garante della privacy. Modifiche che, tra le altre disposizioni, hanno sancito l’esclusione dall’accertamento delle spese determinate solo con la media Istat, ad esempio quelle su beni alimentari, viaggi, calzature.
[b_protesti_sic]Quali sono gli strumenti anti evasione fiscale più utili
A soppiantare il redditometro, secondo le ipotesi di lavoro del governo, ci penseranno dunque altri strumenti di controllo. In primis, la tracciabilità dei pagamenti e le fatture elettroniche. Ma quali sono gli [textmarker color=”C24000″]strumenti anti evasione fiscale[/textmarker] che l’esecutivo può mettere in campo?
Attingere dall’archivio dei rapporti finanziari
Un metodo a cui si guarda con speranza è dato dalle numerose informazioni rintracciabili tramite l’archivio dei rapporti finanziari. Un database che banche ed intermediari hanno già provveduto a riempire inviando i dati dei conti correnti e degli altri rapporti finanziari intestati ai loro clienti nel 2011 e nel 2012.
L’agenzia delle entrate, in pratica, potrà verificare le informazioni provenienti da depositi titoli, gestioni patrimoniali, carte di credito e debito, e avere sott’occhio i saldi iniziali e finali dei conti correnti. Raccolti i dati, l’agenzia è chiamata a stilare, con molta prudenza e in virtù di specifici parametri da stabilire, le liste dei contribuenti più sospetti da sottoporre a controllo.
Controllare le operazioni valide ai fini Iva con lo spesometro
[paragraph_left][block][/block][block]L’agenzia delle entrate può ricavare dati importanti anche per via dell’obbligo di comunicazione imposto ai contribuenti dallo spesometro. In sostanza, i soggetti che effettuano operazioni rilevanti ai fini Iva, attive o passive, e su cui va emessa fattura, devono comunicarne l’importo al fisco in via telematica e per ciascun cliente e fornitore. Laddove l’obbligo di emissione di fattura non sussiste, si deve comunicare l’importo solo per quelle operazioni Iva che superano i 3.600 euro lordi.[/block][/paragraph_left]Dati ottenuti con gli studi di settore
Tramite lo strumento degli studi di settore è possibile verificare i dati dell’evasione fiscale a partire da un campione di circa 3.7 milioni di contribuenti ad esso sottoposti, rappresentati da persone fisiche per il 65%. Nel 2013 gli studi di settore hanno confermato che il reddito totale dichiarato aveva subito un calo del -5.8% rispetto al 2011, pari a circa 100 milioni di euro.
Quali metodi anti evasione vanno implementati
Indagini finanziarie e riforma del riccometro sono alcuni degli strumenti contro l’evasione fiscale che, al pari del redditometro, hanno dimostrato di far fatica a portare risultati. Vediamoli uno per uno.
Avviare indagini finanziarie
Ovvero partire dai movimenti dei conti per capire la posizione fiscale del soggetto. Questo strumento, che richiede l’autorizzazione del direttore regionale delle entrate o del comandante regionale della guardia di finanza, ha generato non pochi contenziosi. Il soggetto è infatti sempre suscettibile di verifica da parte dell’agenzia delle entrate a meno che non dimostri che i versamenti siano frutto di redditi dichiarati o legittimamente non tassati.
Diminuire i dati auto dichiarati con Isee
[paragraph_left][block][/block][block]Era l’obiettivo della riforma del riccometro, ovvero dell’indicatore Isee che attesta in che situazione economica versa una famiglia. Fondamentale per determinare le spese sanitarie o universitarie dei contribuenti, l’Isee è stato riformato già da gennaio in modo da tutelare maggiormente famiglie numerose o con disabili. Tuttavia, per cercare di diminuire la rilevanza delle autodichiarazioni, spesso fonte di evasione fiscale, si sarebbe dovuto avviare un sistema di controlli automatici. Provvedimenti attuativi in tal senso ancora non ce ne sono, nonostante le scadenze di legge siano state superate.[/block][/paragraph_left]Sfruttare i comuni per gli accertamenti
Unire gli sforzi di comuni e agenzia delle entrate per contrastare l’evasione fiscale si è rivelato uno strumento ancora poco efficace. L’anno scorso il numero di accertamenti effettuati con il contributo dei comuni è calato del 15.6% rispetto al 2012, mentre nel 2012 il gettito recuperato non ha superato la soglia di 10.9 milioni di euro. Ad ostacolare lo sviluppo dei comuni nella lotta all’evasione sono fondamentalmente la necessità di formare il personale, e quella di avviare rapporti più stretti con l’agenzia delle entrate.
Fonti Il Sole 24 Ore
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